FOBIE/La tanatofobia, quando non c’è tempo per morire

Ed eccoci, come promesso, nella seconda parte dedicata alle fobie più spaventose della storia umana, oggi dedicata alla tanatofobia: la paura della morte. Non vi sarete certo sorpresi davanti a questa affermazione, chi potrebbe non provare terrore per la morte, il pulsante “off” della vita, lo schermo nero e desolato dopo i titoli di coda, la parola fine nell’ultima pagina del nostro libro, insomma avete capito.

 

LA STORIA DELLA FOBIA

Fin dall’origine dei tempi l’uomo si è sempre domandato cosa ci potesse essere dopo la vita, un ciclo di reincarnazione, un ideale mondo di sogni e spensieratezza senza quel tuo vicino di casa del piano di sopra che, come dice lui, trova l’inspirazione per suonare la batteria solo verso le tre di notte, un paradiso per coloro che in vita si sono comportati bene e un inferno per quelli che mettono l’ananas sulla pizza (ovviamente si scherza). Comunque abbiamo capito, l’uomo ha paura dell’ignoto, ha paura di ciò che gli è poco chiaro, forse a causa di quell’irrefrenabile istinto compulsivo di controllo maniacale verso anche le cose più improbabili, ma è costantemente spaventato dall’unica cosa che dovrebbe in realtà rassicurarlo: il futuro.

La parola tafofobia deriva, attenzione che sorpresa, dal greco antico “tanatos”: morte.

 

IL SENSO DELLA VITA SPIEGATO…MALE!

E qui si apre un discorso durato migliaia di anni di filosofeggiare tra le menti più brillanti della storia e rimasto ancora oggi in sospeso; maestro indiscusso di questo era Seneca, questi diceva che un uomo pieno di preoccupazioni non poteva effettivamente vivere e che vivere è l’unica arte che non richiede abilità o talento, ma esperienza dettata dal tempo trascorso vivendo, insomma bisogna vivere per imparare a morire.

E’ troppo semplice morire abbandonandosi passivamente al proprio destino, certo non bisogna nemmeno andare forzatamente contro l’ordine naturale delle cose; si tratta più che altro, e lo dico da inesperto, di trovare il senso di ogni gesto che compiamo nel presente; si tratta di mettere sempre in discussione, non le credenze degl’altri per provare a suscitare dentro di loro quel meraviglioso senso di sconforto di cui il genere umano si nutre incessantemente, ma le nostre, dobbiamo distruggere le nostre per costruirne altre in maniera ancora più performante, prendiamo per esempio i nostri stessi muscoli: facendo attività fisica gli sollecitiamo andando a lacerare le fibre di cui sono composti, successivamente queste si rigenereranno più forti e resistenti di prima.

E invece noi cosa facciamo? Ci torturiamo pensando al passato, ci affliggiamo sognando il futuro e non riusciamo a vivere l’unico momento veramente essenziale del tempo stesso: il presente, la forma più potente e concreta della realizzazione di ogni cosa, dalla nascita di un bambino fino a quella di una stella. Per capire quanto è prezioso il presente basta pensare alla sua pronuncia in molte lingue, partendo proprio dalla nostra, in italiano un “presente” è sia il momento compreso tra passato e futuro, sia un dono che si dà o si riceve, lo stesso vale per la parola inglese “present”; a proposito di durata, il presente è così ineffabile e misterioso proprio a causa della sua durata, ossia un piccolo spazietto che occupa tra il crescente aumentare del passato e il crescente diminuire del futuro, facciamo un piccolo esempio: immaginiamo il presente come un astronave che deve viaggiare dalla terra verso la luna, ora facciamo finta che la terra rappresenti il passato, mentre la luna il futuro, da questo esempio possiamo capire che è lo stesso presente a definire la differenza tra ciò che è passato e ciò che deve ancora avvenire, ed essendo noi gl’astronauti di quell’astronave siamo noi a decidere come muoverci e cosa fare nel nostro viaggio chiamato: vita.

 

IL COLLEZIONISTA DI SOLDATINI PIU’ GRANDE DELLA STORIA

Parleremo ora di lui, l’inimitabile, il famosissimo… Qin Shi Huang, nome non molto diffuso ai giorni nostri, ma di grande moda nel 200 A.C. quando il nostro amico Qin aveva il passatempo di essere imperatore di uno dei più grandi regni della storia: l’impero cinese. Questo simpaticone visto che aveva soldi da spendere e una certa paura per l’inevitabile partenza verso un mondo magico, commissionò un intero esercito formato da oltre 8000 statue di soldati, 130 cocchi trainati da 520 cavalli più altri 150 cavalli da cavalleria, tutto ciò completamente realizzato a mano in terracotta!

In  pratica il buon Shi aveva il suo esercito tascabile anche per l’oltretomba, possiamo quindi dire che fosse una persona che non se la prendeva a morte con qualcuno, ma che se la prendeva proprio con la morte!

 

Tutte le battute sono a scopo ironico e d’intrattenimento, da quando è lassù Qin Shi Huang ha fondato un club di Risiko con Washington e Napoleone, ma il suo esercito resta sempre il più duro, letteralmente da battere.

 

Arrivederci e mi raccomando nella vita siate seri per non ridere a CREPApelle!

FOBIE/La tanatofobia, quando non c’è tempo per morire

TIKTOK/La ragazza di carta