TIKTOK/La ragazza di carta

Com’è possibile fare appassionare dei ragazzi della “nuova” e “connessa” generazione Z ai giornali cartacei, considerati vecchi e quasi inutili, nell’ era di internet dove ogni notizia è contenuta nel palmo della propria mano?

Questa missione quasi impossibile è diventata il format principale di Kelsey Russell, una ragazza di ventitré anni laureata in sociologia e pedagogia. Dal suo profilo tiktok Kelsey spiega ai suoi coetanei articoli dalle maggiori testate americane, totalizzando nel suo primo video quasi due milioni di visualizzazioni.

Tutto è cominciato quando ha acquistato per il suo compleanno l’ abbonamento alla copia fisica del Sunday New York Times: da quel momento ha deciso di documentare cosa imparava, creando la serie “New York Times Update” attualmente arrivata a una quindicina di episodi. Man mano che aumentava la sua popolarità, ha cominciato a comprare più giornali tra le maggiori testate americane, come il Washington Post e il Wall Street Journal, per confrontare gli articoli e offrire una visione più ampia dei fatti.

GLI OBIETTIVI

Ma come mai ha deciso di tentare in quest’ impresa titanica? Come ha raccontato a BuzzFeed, sentiva il bisogno di “un maggiore contesto sociale, politico ed economico per capire meglio ciò che studiava”; quale metodo migliore di usare i giornali stampati?

Come molte persone pensano ai ragazzi della GenZ manca la cosiddetta “alfabetizzazione mediatica” ossia la conoscenza di quali informazioni ci vengono date e da dove vengono. Infatti ci vengono offerti molti stimoli che non sappiamo gestire e i giornali potrebbero aiutarci a migliorare un po’ sotto due aspetti: la capacità di attenzione e la regolazione emotiva.

Nel primo caso Kelsey ricorda che, anche se non lo vogliamo ammettere, noi a volte procrastiniamo per scelta e utilizzare la carta stampata potrebbe stimolare la nostra attenzione e allenarla, leggendo attentamente i titoli e gli articoli e non scrollando attraverso le notizie. Questa mancanza di distrazioni facilita quindi l’apprendimento e la comprensione dei testi.

La regolazione emotiva è certamente un discorso più soggettivo, ma non per questo meno efficace. Difatti molti ragazzi evitano di leggere le notizie perché hanno paura di quello che succede nel mondo -devo ammetterlo io stessa che a volte non ascolto alcune parti del Tg perché non voglio preoccuparmi. L’ idea è che leggendo un articolo stampato saremo condizionati, o spinti, a lasciare che quella notizia ci faccia provare un certo tipo di emozioni per un lasso di tempo, riuscendo in seguito a bloccarla, anche solo parzialmente.

Online invece diventa più complicato perché mentre si guarda un articolo, possono arrivare notifiche da social e app che ti impediscono di metabolizzare bene le informazioni che si ricevono.

E LE SCUOLE?

Se si vuole puntare al lato più “pratico” della faccenda si aprono ancora molte possibilità: l’ambito scolastico. Non è di certo una novità che le scuole incoraggiano i ragazzi a leggere e informarsi, ma molto spesso è come un suggerimento esitante e poco convinto.

Il consiglio di Kelsey è quindi di provare a fare avvicinare le scuole al mondo delle notizie: si è spesso lamentata del fatto che le superiori e i college dovrebbero offrire agli studenti abbonamenti e tessere della biblioteca per permettergli di studiare e rimediare copie di giornali, soprattutto ad alunni che non possono permetterseli.

In più su quotidiano è possibile trovare argomenti che a scuola non vengono spiegati, ma che comunque appassionano le persone. Perché, quindi, non proporre all’ insegnante un articolo dal quale può, in seguito, partire un’ interessante lezione diversa dal solito?

IL FENOMENO IN ITALIA

Il “Terzo rapporto Ital Communications- Censis” pubblicato il 26 luglio 2023 sulla disinformazione e le fake news ha fornito dati sull’argomento della comunicazione in Italia. Il 93,3% della popolazione, quindi circa 47 milioni di persone, si informa su almeno una delle fonti mediatiche, mentre il restante 6,7% non è puntualmente messo al corrente degli avvenimenti del mondo. 700.000 persone invece non si informano affatto.

La fetta di popolazione che utilizza solamente media tradizionali è un 13,8% composto principalmente da persone sopra i sessantaquattro anni, mentre il 72,5% utilizza due o più fonti e il 62,9% più di tre. Ricollegandoci al tema principale, più si è giovani e istruiti, più fonti si controllano. Non è quindi completamente vero che non ci interessiamo al mondo che ci circonda come molte persone più grandi pensano.

Utilizzando la tabella sotto si possono notare un paio di dati tra i quali il più allarmante è sicuramente il secondo: circa 10 milioni di persone si documentano utilizzando solamente i social. Questa percentuale è molto più esposta alle fake news, in crescente aumento.

Come riporta il resoconto solo il 18,7% dei cittadini si sente completamente sicuro nel riconoscere le bufale, un altro 20,2% ammette di no e il restante 61,1% ha qualche insicurezza.

Non è quindi solo questione di fare appassionare i ragazzi ai quotidiani, ma anche di educarli al pensiero critico, a pensare autonomamente e riconoscere quali sono le cose vere e degne di nota. E la GenZ non sarà più solo la generazione ignorante e svogliata che molti pensano sia.