Euro 2016, grazie Italia

Di Emanuele  •

Adesso che è passata una settimana e che le polemiche si sono placate, finalmente è possibile riflettere – a mente fredda – su quanto fatto e accaduto alla nostra Nazionale all’Europeo francese.
In questi giorni si è parlato tanto della “nazionale italiana senza talento, ma tanto cuore”, una nazionale che ha dato tutto ma…”la Germania era troppo forte”, “noi giocavamo con Pellé ed Eder in attacco, loro con Müller, Ozïl, e Mario Gomez, non era fattibile” ecc…

Ho sentito dire di questi ragazzi, anzi, di questi uomini, che non hanno talento, non hanno gli attributi, che sono la peggiore nazionale italiana degli ultimi anni. Io però non me la sento di definirla come tale, anzi, io non la definirei neanche come una nazionale calcistica, ma come una grande famiglia di 23 fratelli (senza contare lo staff tecnico e il mitico Conte) che, derisa da mezza Europa, ha saputo dare a quest’ultima e a tutto il mondo dimostrazione del fatto che il Calcio con la “C” maiuscola è fatto di fiducia reciproca, fratellanza e unione.

Forse è vero, questa non è stata la nazionale migliore dal punto di vista tecnico, però era ed è formata da giocatori di ottima qualità, quasi mai riconosciuta loro: Giaccherini a 31 anni ne ha dimostrati 19; Pellé era considerato molto scarso, ma sfido chiunque a trovare un attaccante che abbia saputo tenere così bene il pallone in questo europeo ed ha anche segnato 2 goal; De Rossi era un giocatore finito secondo molti, ma ha saputo sempre amministrare il centrocampo con caparbietà ed esperienza; e potrei proseguire ma annoierei, quindi non mi dilungo.

Abbiamo contro Joachim Löw che, sentendo come parla della maglia azzurra in conferenza stampa, sembra aver sviluppato una particolare avversione per la nostra nazionale.

Contro la Mannschaft però abbiamo perso dopo 18 rigori, mantenendo un pareggio secondo me molto giusto.
Le lacrime a cui abbiamo assistito esprimono molto più di semplice tristezza per non aver vinto, sono lacrime di rammarico: perché “gli uomini azzurri” in questi mesi hanno imparato a volersi bene, hanno capito che la famiglia non è necessariamente quella che si crea nella quattro mura di un edificio, non è solo quella cui si torna alla fine di un allenamento.

Questa squadra deve essere ricordata perché ha lasciato sul manto erboso francese sudore, sangue e lacrime. Queste lacrime sono diverse dalle solite, perché rappresentano la fine di un’era, di una famiglia.

Mi dispiace perché l’Italia non può più dimostrare al mondo di cosa è capace, ma sono immensamente pieno di gioia perché ho potuto assistere, non solo ad una bella Italia,ma al più grande esempio di GIOCO DI SQUADRA che il calcio degli ultimi anni ricordi.

Grazie di cuore ragazzi, davvero grazie di tutto.

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