Aggressione ad Avellino, denunciati otto ultras

di Valentina Testa

 

– L’aggressione

Nel pomeriggio di sabato 11 febbraio, alcune ore prima dell’inizio della partita tra Avellino e Hellas Verona, il presidente Setti e i dirigenti del Verona sono stati aggrediti da un gruppo di ultras. Stavano raggiungendo lo stadio Partenio-Lombardi di Avellino per seguire la loro squadra nella 25a giornata di Serie B. Setti, subito dopo l’aggressione, è andato in questura per denunciare il fatto, Luca Toni, uno dei dirigenti ed ex centroavanti, ne ha parlato ai microfoni. Ha raccontato l’accaduto, descrivendo i dettagli e ha aggiunto che a poca distanza dalla macchina vi erano degli agenti della polizia, che però non sono intervenuti: il presidente e i dirigenti pensavano invece di essere protetti.

 

La condanna da parte dell’Avellino

La squadra biancoverde ha immediatamente condannato l’aggressione e dichiarato fermamente che tutto ciò che è accaduto va contro ogni valore di sportività, lealtà e fedeltà che i suoi tifosi hanno sempre dimostrato. Prende le distanze da questa azione considerandola compiuta soltanto da teppisti.

 

La denuncia di 8 ultras

Otto capi ultras della squadra di Avellino sono stati dichiarati colpevoli dell’aggressione. È stato stabilito così dalle indagini della Digos della Questura di Avellino, che però non è riuscita a trovare il colpevole del lancio della bottiglia che avrebbe procurato la rottura del vetro di una portiera. Sembrerebbe, infatti, che i tifosi biancoverdi si siano messi d’accordo per nascondere il vero colpevole e gettare su di lui tutta la responsabilità. Si parla quindi, come tante altre volte, di omertà.

 

La domanda sorge spontanea

Questo è soltanto uno dei tanti avvenimenti che succedono nell’ambito del calcio italiano. Sorge quindi spontanea una domanda: perché comportarsi così, aggredire semplici persone che seguono la loro squadra del cuore in trasferta per sostenerla sempre e comunque?

 

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