Burger King a Dachau: diteci se questo è un uomo…

Di Francesca Basso, a cura della redazione

– “Dachau contro Burger King: fa pubblicità nei parcheggi del Lager”. Questo è quanto si può leggere su alcune delle più importanti testate giornalistiche d’Europa. La notizia della denuncia da parte gestori del museo presso l’ex campo di concentramento ai danni di Burger King si è presto diffusa a macchia d’olio. Su internet è bufera.

Dachau è stato il primo campo di concentramento nazista. In questo luogo hanno sofferto migliaia di esseri umani: i prigionieri deportati dai Nazisti e, dopo la guerra, i Tedeschi espulsi dai territori occupati dai Sovietici.

Quanto fatto da Burger King rappresenta una scandalosa testimonianza del consumismo e del dio denaro. Ma questo è nulla se paragonato ai molti selfie di persone sorridenti, scattati davanti al cancello di Auschwitz con la scritta “Arbeit Match Frei”, il purtroppo celebre motto che significa “il lavoro rende liberi”.

Dachau è un luogo carico di tutta la sofferenza del mondo che andrebbe visitato con il dolore nel cuore e nella mente. Se ancora oggi esiste è perché ognuno non possa cancellare dalla sua memoria la consapevolezza di una tragedia che ha segnato la storia e ha graffiato i cuori di molte persone. È quasi un luogo di culto e non un facile appiglio per far girare i soldi alla famosa catena Burger King.

Ma gli uomini continuano ad anteporre i propri interessi ad ogni altra cosa. Idolatrano nuovi velli d’oro e dimenticano. Dimenticano il dolore, dimenticano che un tempo interi popoli si battevano per un ideale e per la sopravvivenza. Gli uomini dimenticano e altri uomini perdono la speranza che le cose possano cambiare.

Il forno di Sednaya: la storia si ripete?