Pasqua, cosa suscita nell’animo delle persone questa festività

di Maria Elena Cassinelli

Ero uscito di casa per saziarmi di sole! Trovai un uomo nello strazio della crocifissione. Mi fermai e gli dissi: “Permetti che io ti aiuti a staccarti dalla Croce?” Ma lui rispose: “Lasciami dove sono; lascia i chiodi nelle mie mani e nei miei piedi, le spine intorno al mio capo e la lancia nel mio cuore.

Io dalla croce non scendo fino a quando i miei fratelli restano crocifissi; io dalla croce non scendo fino a quando non si uniranno tutti gli uomini della terra. Gli dissi allora: “Cosa vuoi che io faccia per te? Mi rispose: “Va per il mondo e di’ a coloro che incontrerai che c’è un uomo inchiodato sulla croce!”

(Un uomo in croce – Fulton J. Sheen)

– La mattina di Sabato Santo le vie di Rapallo, i negozi, le piazze, il lungomare pullulano di persone: cittadini locali e turisti, apparentemente senza distinzione. Persino di sera si possono scorgere persone che corrono tutte trafelate con decine di pacchi borse per la spesa tra le mani, nel tentativo disperato di comperare le ultime cose che mancano. Tuttavia, di tutti coloro che si accingono a svolgere gli ultimi preparativi, purtroppo sono, ormai, pochi coloro che si rendono realmente conto dell’importanza di questa lieta ricorrenza. Forse, per molte persone, Pasqua sarà un giorno come tanti altri, che, tralasciando le eventuali uova di Pasqua e i regali per i più piccini, trascorre senza particolare risalto. Qualcuno, però, vivrà questa Pasqua come un momento da consacrare, non solo alla meditazione personale sui propri errori e alla riflessione sugli eventi drammatici che hanno caratterizzato l’anno appena trascorso, ma anche alla sincera gratitudine per tutti i momenti felici trascorsi.

Cos’è la Pasqua?

Il termine “Pasqua” deriva dall’Ebraico “Pesach”, che significa letteralmente “passare oltre” e fa riferimento al racconto biblico della decima piaga, in cui si narra che “l’Angelo della Morte”, quando vede il sangue d’agnello sullo stipite delle porte degli Ebrei, “passa oltre”, abbattendosi solo sui figli maschi primogeniti degli Egiziani. L’etimologia di questo termine è anche riconducibile al verbo greco “páschein” (=soffrire), con Chieri riferimento al “páthos” (=passione) di Cristo. Infine, alcuni critici antichi ritengono che “Pasha” intesa come “passar oltre” derivi, invece, dal termine greco “hypérbasis” e sottolineano maggiormente il ruolo di Cristo stesso che “passa oltre” i limiti della morte, attraverso la sua dolorosa passione e la resurrezione. Per mezzo del suo sacrificio sulla Croce, Gesù Cristo ha redento gli uomini dal peccato e ha reso per loro possibile la resurrezione dell’anima e del corpo dopo la morte.

Che cosa avviene nell’interiorità di una persona?

Di conseguenza, la Pasqua può anche essere intesa come un momento di grande riflessione nella vita di una persona, attraverso cui ognuno di noi è chiamato ad analizzarsi attentamente e a migliorarsi.

Viviamo in una società in cui i valori, le tradizioni e, dunque, anche le sicurezze vanno perdendosi, lasciando l’uomo intrappolato in una gabbia di solitudine, dove è facile cadere nel dolore dell’incertezza. Ciò si verifica, in particolare per quanto concerne i giovani, che si ritrovano a vivere con la paura e l’amarezza nel cuore.

Paura della solitudine.

Paura del giudizio degli altri.

Paura di non essere amati.

Paura di non riuscire ad amare abbastanza.

Paura di soffrire e di far soffrire.

Paura di un futuro in cui non si hanno certezze.

Paura di assumersi delle responsabilità e di prendere delle decisioni.

Paura della Morte.

Paura di se stessi.

In questa triste realtà dove il terrore regna sovrano, Gesù viene tra noi portando un messaggio di pace, d’amore e di speranza: la possibilità di cambiare se stessi e il proprio futuro in meglio. Una sorta di “Mutatio Animi” in stile Petrarca, insomma, che pone un’alternativa alla condizione di gioia-schiavitù posta dal ricorso all’alcool e alla droga. Ovviamente, questo momento di riflessione non è riservato solo ai credenti di fede cristiana, ma è aperto anche a tutti gli agnostici e a coloro che seguono una religione differente. Sono infatti numerosi i “non credenti” che considerano questa ricorrenza come una delle tante feste da trascorrere con i propri cari e, per alcuni, può anche costituire un piacevole momento di riflessione, da sfruttare per analizzare i propri limiti e superarli.

Grazie

Ma la Pasqua non porta con sè solo rimpianti e malinconia, ma anche un immenso senso di gioia e gratitudine nei confronti delle persone care e, per i credenti, nei confronti di colui che ci ha donato la vita. Dunque, per la giornata di domani, un ringraziamento va a tutti i genitori, i nonni e i fratelli che fanno enormi sacrifici per i loro figli, nipoti e fratelli.

Agli amici che “subiscono” il nostro malumore e che ridono o soffrono con noi.

A chi si occupa della formazione e dell’educazione dei ragazzi, quali gli insegnanti in primis, ma anche i genitori, i parenti, gli allenatori, i catechisti per chi crede.

A coloro che con le loro opere di carità e misericordia lavorano per costruire un mondo migliore dove gli “ultimi” non vengono abbandonati a loro stessi, come i professori e i ragazzi del Da Vigo che rallegrano i pomeriggi all’ANFAS.

A chi aiuta chi soffre o prende le difese dei più deboli, come chi ha il coraggio di denunciare gli atti di bullismo.

Anche ai nostri “nemici” che con le loro critiche ci aiutano a cambiare e a diventare delle persone migliori.

Dove nasce la Pasqua?

La festa della Pasqua affonda le sue radici nella cultura pagana. Ne sono testimoni i simboli principali, quali l’uovo e il coniglio Pasquale, ma anche il periodo in cui cade e il nome stesso. La traduzione inglese del termine “Pasqua” è “Easter”, parola assai simile a Eostre, nome della dea babilonese della primavera, della fertilità e, dunque, della vita. Non a caso, la festività cristiana, secondo la delibera del I Concilio di Nicea, viene celebrata la prima domenica dopo la luna piena della primavera, nonostante nei vangeli sia specificato che la Pasqua dovrebbe cadere la domenica successiva rispetto a quella ebraica (14 giorni dopo l’inizio dell’anno religioso). La data della festività cristiana viene, dunque calcolata, secondo il calendario lunare e finisce, dunque, col corrispondere periodicamente a quella pagana, svolta alla fine dell’inverno per festeggiare l’arrivo della primavera. La leggenda del “Coniglio Pasquale” deriva dalla lepre pagana, animale venerato dagli Egiziani e simbolo della fertilità. L’uovo è un altro simbolo attinto dal patrimonio pagano, in quanto si riferiva alla nascita e alla vita.

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