Quella strana paura di non essere mai abbastanza

di Alberto Zali

– Natale: le feste, i regali, le persone a cui vogliamo bene, quelle che ci vogliono bene e ci amano. I bambini canticchiano per le strade le solite canzoncine stonate, sbattuti qua e là dai genitori che proprio non ne vogliono sapere dei loro capricci. Si sa – appena vedono un Babbo Natale, gli si parano davanti e di lì non si schiodano, irriducibili soldatini russi che devono a tutti i costi compiere la propria missione, che sia ricevere un regalo o, più semplicemente, dargli un abbraccio. E tu genitore, un po’ scocciato, perché la vita mondana è frenetica e tu non puoi perdere tempo, alla fine ti intenerisci nel vedere tuo figlio vivere di una gioia pura ed innocente. Lo fai con un po’ di rammarico, perché in fondo vorresti tornare anche te, per qualche istante, bambino.

Ma il Natale, talvolta, è anche dimenticanza. I volti ingannano, una strana luce li rischiara, che sia la magia del Natale o anche solo le mille decorazioni appese per le vie della città. Ma infondo cosa importa? Sembra davvero che tutti possano essere finalmente felici. Tutto sembra perfetto e, del resto, come potrebbe essere altrimenti? Le scuole restano chiuse, finalmente arrivano le a lungo anelate ferie, chi si trova lontano di casa ha la possibilità di farvi ritorno e di rincontrare i propri cari e… eppure, c’è qualcosa che non ci convince. In alcuni di noi, una parte di noi borbotta ancora amaramente, rifiuta il Natale e – signor Scrooge di “a Christmas Carol” – ci dice che forse tutto questo non è abbastanza, che noi non siamo abbastanza.

Forse, dobbiamo reimparare a fermarci quando camminiamo, un po’ frettolosi, per le vie della nostra città. Proviamo a non guardare solo davanti a noi, a portare la coda dell’occhio ai bordi delle strade: là ci sono i dimenticati, i sommersi. Là si gioca il nostro Natale. Le prime volte i nostri occhi si rifiuteranno categoricamente di guardarli, si gireranno, assaliti dal senso di colpa. E noi affretteremo il passo. Ma, a poco a poco, ripetendo volta per volte questo esercizio, gli occhi si abituano e, anzi, ci spingono ad avvicinarci un poco a loro. Ci sono persone che in questo momento, non importa quale periodo dell’anno sia, stanno attraversando un periodo difficile.

So che ci sei anche tu, che hai pensato di poter celare, sommergere le tue difficoltà nei luoghi più irraggiungibili del tuo animo ed ora senti che sono le difficoltà e le paure sommergere te. Mi rivolgo a te, che ti guardi in giro, vedi tutti felici e hai come la paura di non essere mai abbastanza. Non ti è lecito chiedere aiuto – ti ripeti spesso – e credi di essere solo un peso per chi ti circonda. Non è così. Tu sei abbastanza: sei la possibilità che dai a chi davvero non è mai abbastanza di intenerirsi nell’osservare le tue buffe e piccole imperfezioni. Cos’è la perfezione? Sterilità mera sterilità. Sei tu, fragile come un bambino appena nato, che brulichi di vita. Io credo in te. Credo che se ti sforzi ancora una volta di sorridere davanti alle piccole cose, ai “mai abbastanza”, un poco di Natale arrivi pure a te.

Cara persona che stai attraversando un periodo difficile, ricorda che la luce può soltanto nascere nell’oscurità. Dopo ogni tempesta sorgerà un nuovo sole e chissà che questo sole non possa essere proprio tu.

IntoTheMusic/È giusto che i nostri bambini festeggino il Natale?