Metodo d’apprendimento: dialogo socratico o libro scritto?

Socrate è uno dei filosofi più significativi della Grecia antica e viene oggi ricordato anche per la sua tesi contro l’utilizzo della scrittura.

Il pensiero di Socrate

Socrate riteneva che l’utilizzo della scrittura avrebbe portato a conseguenze catastrofiche per gli uomini, che avrebbero incominciato a considerare il contenuto dei testi scritti come verità assolute e, di conseguenza, avrebbero smesso di ragionare con la propria mente.

In questo modo sarebbe venuto meno il dialogo, che è un elemento fondamentale nel metodo socratico, il maestro era infatti solito compiere un confronto con chiunque si rivolgesse a lui, un confronto caratterizzato da domande continue, dubbi, e la confutazione di tesi che inizialmente si ritenevano corrette.

Egli  sottolineava anche il fatto che con l’affermazione della scrittura e il cessare del dialogo le persone avrebbero incominciato a ritenersi dottissime poiché, non mettendo più in discussione nessuna idea, non si sarebbero più accorti dell’infinità del sapere ancora da scoprire.

Questa idea può essere applicata al mondo di oggi?

Sono passati più di duemila anni dall’elaborazione della tesi di Socrate contro la scrittura e le metodologie didattiche applicate dagli insegnanti si sono evolute moltissimo.

Infatti i testi scritti stanno oramai alla base della didattica odierna e stanno pian piano prendendo il sopravvento sulla discussione e sull’apprendimento orali.

Non si parla unicamente dei moderni mezzi tecnologici, ma anche di quelli con una datazione più antica, i semplici libri ad esempio sono tutt’oggi alla base del sistema scolastico.

Nonostante ciò, da un certo punto di vista, il discorso di Socrate sull’importanza dell’oralità ha comunque una sua applicabilità anche oggi, se non per stabilire l’assoluta supremazia dell’oralità sulla scrittura, che negli anni si è dimostrata un eccellente mezzo di apprendimento, ma di certo per stabilire quanto la discussione orale sia indispensabile per comprendere meglio ciò di cui si sta parlando.

Noi possiamo infatti comprendere un testo scritto, ma è solo oralmente che riusciamo ad approfondire il contenuto di esso, magari discutendo con qualcun’altro che ha tratto un significato diverso da esso o che si trova in disaccordo con noi sulle tesi esposte nel testo.

Se poi questo testo non venisse compreso, per apprenderlo è fondamentale avere la possibilità di rivolgersi a qualcuno, che nel caso del sistema scolastico odierno è il professore di riferimento, il quale, attraverso un dialogo orale, può cogliere i nostri dubbi e aiutarci ad eliminarli, un po’ come faceva Socrate quando qualcuno gli poneva una domanda.

Al giorno d’oggi, insomma, l’ottimizzazione dell’apprendimento si ottiene unicamente dal connubio tra scrittura e analisi di testi scritti e dialoghi orali.

La tecnologia

Nell’ultimo decennio l’utilizzo di mezzi tecnologici sta pian piano assumendo una posizione sempre più di rilievo nel piano didattico degli insegnanti di oggi.

Si tratta infatti di piattaforme dalle quali abbiamo apparentemente accesso a qualsiasi forma di sapere.

La domanda sorge spontanea: il loro utilizzo a discapito degli antichi mezzi di apprendimento porta a risultati didattici migliori?

L’immediatezza e l’efficacia delle informazioni trasportate da questi mezzi è palese e il loro utilizzo porta grandi vantaggi sia agli studenti che ai professori e fa sì che la loro utilità risulti innegabile.

Allo stesso tempo, però, bisogna controllare il loro utilizzo per mantenere quel dialogo, quel contatto umano, quella discussione orale che Socrate considerava fondamentale.