#ShareTheStory/Sguardo Rosso: Dritto al cuore!

di Alberto Zali

– Bentornati con ShareTheStory, la rubrica di Sharing che consente a tutti coloro che hanno una storia o un racconto nel cassetto di pubblicarlo direttamente sul nostro sito! Questa domenica vi proponiamo la lettura di un capitolo di “Sguardo Rosso”, libro inedito scritto da Alberto Zali. Non dimenticate di mandarci anche le vostre storie. Buona lettura!

DRITTO AL CUORE!

I vampiri sono invulnerabili alle armi da fuoco e alle armi bianche, tuttavia esistono diversi modi per sbarazzarsene definitivamente. Prima di accingersi ad affrontare il non-morto occorre proteggersi efficacemente. Il vampiro é una creatura demoniaca e teme e rifugge ogni simbolo sacro. Fra essi, il più potente é sicuramente la croce, ma molto efficaci sono anche l’esagramma, o stella di David e la mezzaluna. I vampiri, alla loro vista, vengono colti da spasmi di dolore. Il contatto con uno di questi simboli sacri produce sul loro corpo profonde bruciature e li rende temporaneamente incapaci di muoversi.

Durante il giorno, quando il non-morto sta dormendo, si deve entrare nel suo rifugio e piantargli un paletto di frassino nel petto, in corrispondenza del cuore, unico punto vitale del vampiro. Questi si polverizzerà in men che non si dica e, per vostra fortuna, non avrà il tempo di accorgersi di voi!

Per non correre rischi, é consigliabile legare al paletto di frassino una croce o altro simbolo sacro così che, qualora il non-morto si dovesse svegliare, l’esposizione improvvisa al simbolo sacro ne provochi lo stordimento per qualche secondo. Ricordate! Avrete a disposizione un solo tentativo per ucciderlo. Se sbaglierete, non avrete il tempo per pentirvene.

Ricordate! Nella realtà tali mostri non esistono. Perciò, per quanto il comportamento del vostro vicino di casa o del vostro capoufficio possa apparirvi strano, non piantategli un paletto di frassino nel cuore!

Jack aveva saltato tutte le pagine che non gli interessavano per arrivare dritto al punto. Doveva uccidere i propri genitori, non solo per il suo bene, ma per quello dell’intera umanità. Poi forse avrebbe dovuto fare lo stesso con il professor Evans. Con tutti quei vampiri in circolazione, l’epidemia si sarebbe presto diffusa e, a quel punto, sarebbe stata la fine.

Per colpire, avrebbe aspettato il giorno seguente. Doveva attendere che dormissero profondamente. Sicuramente, come tutti i vampiri, avrebbero riposato durante le ore diurne. Solo allora avrebbe potuto coglierli impreparati. Anche lui adesso sentiva il bisogno di riposare. Sapeva che non avrebbe potuto dormire ma si gettò comunque sul letto. Chiuse gli occhi e ripensò ai suoi quattordici anni. Ancora un mese e sarebbe stato il suo compleanno. Gli sarebbe piaciuto festeggiarlo con tutta la famiglia, come era sempre accaduto fino ad allora. Quest’anno non avrebbe ricevuto nessun regalo. Sarebbe stato solo con sé stesso ed i suoi sensi di colpa. Se durante la lezione d’inglese non avesse tirato quella pallina di carta a Deborah, probabilmente tutto ciò non sarebbe mai accaduto. Alla fine crollò addormentato, cullato dalla brezza che entrava dal buco nel vetro della finestra..

Si svegliò che il sole era già alto nel cielo. Quella mattina, per ovvie ragioni, non sarebbe andato a scuola. Andò verso il guardaroba e prese qualche indumento pulito. Scelse abiti comodi. I pantaloni della tuta da ginnastica e una felpa, quanto serviva per ripararsi dal freddo ed essere libero nei movimenti.

Aprì lentamente la porta e, attento a non fare alcun rumore, scese ad uno ad uno gli scalini, mentre infiniti pensieri gli vorticavano in testa. Per prima cosa doveva procurarsi un paletto di frassino. Scese in giardino e, aiutandosi con un’accetta, spezzò il manico del rastrello. Estrasse dalla tasca un coltellino svizzero ed iniziò ad intagliarlo accuratamente. Una decina di minuti di lavoro ed il paletto fu pronto, con la punta aguzza che pareva luccicare alla luce del sole. ‘Dovevo studiare falegnameria, altro che andare alla Grammar School’ si disse. Assicurò quindi al paletto la croce d’argento, utilizzando del nastro adesivo trasparente.

Il cielo si stava lentamente oscurando, segno che stava per arrivare un acquazzone. Jack odiava la pioggia, la considerava un fastidio e odiava tutti quei noiosissimi poeti che la magnificavano. Era un ragazzo concreto e tutte le metafore associate agli elementi della natura che era costretto a studiare a scuola erano per lui semplicemente delle sciocchezze. Inoltre quel giorno la pioggia gli sarebbe stata solo di impiccio. L’impresa si preannunciava ancora più ardua. Doveva fare in fretta e approfittare degli ultimi raggi di sole.

In casa regnava un religioso silenzio, segno che Sophie e Maxim dormivano ancora. Attraversò lentamente il corridoio che portava alla stanza dei genitori, sussultando ad ogni passo. Sul mobile accanto alla porta vi era una vecchia foto di famiglia. Jack aveva tre anni, e i suoi genitori erano ancora umani. All’epoca il papà aveva ancora una folta chioma scura, arruffata, di cui ora rimaneva solo qualche pelo sparso qua e là. La mamma invece non era poi così cambiata. I capelli biondi della giovinezza si erano leggermente ingrigiti vicino alle tempie, niente più. Jack si stacco bruscamente dalla foto. Non poteva permettere che i sentimenti condizionassero le sue azioni. Spalancò la porta della stanza, e si stupì di non trovare nessuno nel letto. Si chiese dove i suoi genitori potessero essersi cacciati e trovò la risposta quasi subito. Udì uno scricchiolio che proveniva dalla porta accanto. ‘Com’é possibile che siano nello sgabuzzino?’ si chiese, mentre apriva lentamente anche l’altra porta. Sophie e Maxim erano appesi a testa in giù, le ginocchia avvolte intorno ad un palo incastrato tra il mobile dove si trovavano le conserve e gli scaffali. Dormivano profondamente e avevano un’aria un po’ buffa. Se non fosse stato per la drammaticità della situazione, sarebbe scoppiato a ridere.

Impugnò il paletto di frassino nella mano destra, stringendo forte la croce d’argento. ‘Dritto al cuore’, si disse. Puntò in direzione della madre, levò il paletto alto verso il cielo e portò un affondo. Il paletto gli cadde di mano prima di arrivare a destinazione. Calde lacrime iniziarono a rigargli il volto. Non poteva farlo. Non avrebbe mai potuto pugnalare i suoi genitori. Cadde in ginocchio in preda ad un pianto inarrestabile. Afferrò il bastone e lo gettò lontano, in fondo al corridoio. La croce si era staccata ed era rimasta per terra. La raccolse, la ripose in un cassetto e tornò ad osservare i suoi che continuavano a dormire appesi a testa in giù. Si era lasciato sopraffare dalle emozioni. Del resto rimanevano pur sempre i suoi genitori ed era sicuro che, anche da vampiri, continuavano ad amarlo.

Rifletté a lungo su quella che sarebbe stata la sua vita, ora che aveva preso la sua decisione. Pensò a tutto ciò che avrebbe perso. Il mare, le estati e persino la scuola, che ora, strano a dirsi, incominciava a piacergli. Non avrebbe potuto portare a termine i suoi studi e non avrebbe più rivisto i suoi amici. Anzi, ben presto, questi sarebbero potuti diventate le sue vittime. Si rese conto solo in quel momento quanto fossero importanti per lui tutte quelle cose che dava per scontate, e che in realtà tali non erano. Ciò nonostante decise di andare fino in fondo. Avrebbe rinunciato a tutto, anche ai suoi sogni, pur di avere l’affetto dei suoi genitori.

Varcò la soglia dello sgabuzzino. ‘I miei genitori saranno entusiasti quando riapriranno gli occhi. Saremo di nuovo una famiglia, solo un po’ particolare’. Si sdraiò per terra, non curante del freddo, e socchiuse le palpebre. Si addormentò con il sorriso sulle labbra. Sapeva di aver fatto la cosa giusta. Aveva scelto di seguire il cuore.

 

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