CASA SAVOIA/Il mistero dietro al volto di Vittorio Emanuele

Figlio dell’ultimo re d’Italia Umberto II e di Maria José del Belgio, Vittorio Emanuele di Savoia, membro di Casa Savoia e pretendente al trono d’Italia, è deceduto il giorno 3 febbraio nell’ospedale universitario cantonale di Ginevra, proprio lo stesso ospedale dove anche il padre era deceduto. Ma quali sono gli enigmi che si celano dietro Casa Savoia?

L’esilio del padre

Occorre fare un passo indietro per comprendere al meglio la vicenda, quando Umberto II di Savoia andò in esilio volontario in Portogallo, nel 1946, l’anno del referendum costituzionale, nel momento in cui gli Italiani furono tenuti a decidere tra Repubblica e Monarchia. Umberto II scelse come meta proprio il Portogallo, in quanto i paesi confinanti non lo avrebbero accolto. Con la famiglia, visse inizialmente a Colares, per poi trasferirsi a Cascais.

In Portogallo Umberto II conobbe Maria José, da cui ebbe Vittorio Emanuele. Nell’agosto 1947 i due coniugi si separarono e la ex regina si trasferì a Ginevra, in Svizzera, con il figlio. Il 1^ gennaio 1948, con l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, l’esilio diventò ufficiale. Le tre figlie, Maria Pia, Maria Gabriella e Maria Beatrice rimasero invece con il padre in Portogallo presso Villa Italia, nel distretto di Cascais. 

Biografia

Vittorio Emanuele nacque nel 1937 a Napoli, città in nome della quale assunse il titolo di principe. Convolò a nozze con Marina Doria, ex sciatrice nautica svizzera, civilmente nel 1970 a Las Vegas e religiosamente l’anno seguente a Teheran, dalla quale ebbe un figlio, Emanuele Filiberto di Savoia, di cui sicuramente abbiamo già sentito parlare in precedenza. Vittorio Emanuele risiedette presso Ginevra, in Svizzera, fino al 2002, anno in cui la norma che stabiliva l’esilio degli eredi maschi di Umberto II venne abolita. Nello stesso anno, insieme al figlio, giurò fedeltà alla Costituzione Italiana e all’attuale Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, accettando la fine della monarchia e la conseguente impossibilità di ambire al trono d’Italia. 

Quella famosa notte tra il 17 e il 18 agosto 1978

La notte tra il 17 e il 18 agosto 1978 la quiete sull’isola di Cavallo, al largo della Corsica, viene bruscamente interrotta da uno sparo. 

Vittorio Emanuele, insieme alla moglie Marina Doria, aveva acquistato una villa proprio in questa zona e uno yacht situato al largo dell’isola. Poco lontano da esso, quell’estate, vi erano altre due imbarcazioni, il Mapagia, in cui alloggiavano alcuni turisti tedeschi, tra cui Dirk Hamer e la sorella, Birgit, e il Coke di Nicky Pende, chirurgo, nel quale ospitava alcuni amici. Il soggiorno del gruppo coincideva proprio con i giorni di vacanza che il principe aveva deciso di trascorrere sullo yacht. I ragazzi presero allora “in prestito” un gommone Zodiac con il quale avrebbero voluto raggiungere un porticciolo nelle vicinanze e che si rivelò presto essere appartenuto a Emanuele Filiberto, figlio del principe. Questo gesto non venne apprezzato da Vittorio Emanuele, che si presentò con la sua carabina davanti al Coke di Nicky Pende e, dopo un acceso confronto, sparò due colpi per intimorire gli avversari. Il secondo si rivelò però fatale per il giovane Dirk, che infatti morì nel mese di dicembre, dopo aver trascorso un lungo periodo di agonia e aver cambiato numerosi ospedali. Il proiettile sparato raggiunse l‘arteria femorale del giovane per poi conficcarsi nel coccige, ma Dirk, al contrario di quanto ci si sarebbe potuto spettare, venne curato da un medico legale in Corsica; nessun elicottero o motoscafo, infatti, lo soccorse per trasportarlo immediatamente in un ospedale vicino. Il medico legale, ottantenne, sicuramente con il peso di una grande esperienza sulle spalle, si limitò a suturare la ferita, anche se forse non bastò per evitare alla gamba del povero Hamer di andare in cancrena. 

IL PROCESSO

Dicembre 1978. Dopo la morte di Dirk Hamer, l‘arresto si rivela inevitabile per il Principe di casa Savoia, inizialmente accusato di omicidio. A questo punto interviene la difesa, che con l‘intento di scagionare il principe, afferma che sull’imbarcazione di Pende erano presenti altre persone armate, tra cui colui che presumibilmente avrebbe sparato durante il divario tra il chirurgo e Vittorio Emanuele, mostrando inoltre che il proiettile ritrovato all‘interno del corpo di Hamer era diverso rispetto a quelli presenti nella carabina. 

Nel 1991, 13 anni dopo, si svolge quindi il processo e il principe viene prosciolto dall‘accusa di omicidio dalla Corte d’Assise di Parigi, riuscendo a cavarsela con soli 6 mesi per l’abuso del possesso di armi al di fuori della sua abitazione. 

ALTRI SCANDALI CHE INFANGANO LA REPUTAZIONE DI CASA SAVOIA

Il 16 giugno 2006 il nostro principe viene incarcerato nuovamente a seguito di un’altra accusa: l’ adesione a un’associazione a delinquere orientata allo sfruttamento della prostituzione nell’ambito di un’indagine legata al casinò di Campione d’Italia, comunemente conosciuta come “Scandalo di Vallettopoli”. 

Una settimana dopo, il 23 giugno, il GIP di Potenza pone Vittorio Emanuele agli arresti domiciliari presso il quartiere della Roma benestante, Parioli, insieme alla moglie. Dopo meno di un mese, le sue restrizioni vengono limitate unicamente al divieto di espatrio. 

QUELLA CONFESSIONE IMPRUDENTE 

21 giugno 2006: Vittorio Emanuele si trova recluso all’interno del carcere di Potenza. Mentre scambia qualche parola con alcuni compagni di stanza, non rendendosi conto di essere ripreso da una microspia, si lascia sfuggire qualche dettaglio di troppo, che presto verrà sfruttato contro di lui. 

“Anche se avevo torto… devo dire che li ho fregati. È davvero eccezionale: venti testimoni, e si sono affacciate tante di quelle personalità importanti. Ero sicuro di vincere. Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù, ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui e ha preso la gamba sua, che era steso, passando attraverso la carlinga.”

Dopo anni di richieste alle autorità, Birgit Hamer riesce ad impossessarsi della videoregistrazione, in seguito pubblicata su Il Quotidiano. Quasi ironica potrebbe sembrare la dichiarazione lasciata a “Striscia la Notizia” dal Principe circa l’intercettazione:

Le intercettazioni come le fanno? Si prendono le paroline e poi le si appiccica”

LA SERIE NETFLIX

A luglio 2023  fa il suo esordio su Netflix la docuserie true crime composta da 3 episodi, “Il principe”,

in cui si fa maggiore luce sulla vicenda. Ciò che emerge dalla visione di questa miniserie, nella quale possiamo ascoltare testimonianze da parte di tutti coloro che sono rimasti coinvolti nel caso, ci fa capire  quanto gli effetti di una tragedia del genere possano pesare e influenzare sulla società: il chirurgo tedesco Ryke Geerde Hamer, in seguito al dolore per la perdita del figlio, sviluppa infatti un cancro, di cui non solo ricerca la causa nel trauma emotivo subito, ma vede la possibile guarigione unicamente in un conflitto psichico. Forte di quest’idea, raccoglie tutte le sue considerazioni in un testo, che intitola “Cancro e tutte le cosiddette malattie”. Il chirurgo ha molti seguaci nel mondo, soprattutto in Italia e riesce quindi a diffondere rapidamente la sua ideologia, provocando centinaia di morti in Europa e nel 2022 l’espulsione di  tre medici italiani dal sistema sanitario, proprio perché seguaci del cosiddetto “metodo Hamer”. 

Articolo di Anita Maggiolo e Agata Bruni

 

RIFERIMENTI FOTOGRAFICI:

“Il Mattino”/“La Repubblica”/“Il Corriere”/“Today”