CENT’ANNI DI SCIASCIA/Non bisogna imparare a scrivere, ma a vedere

Dopo 100 anni dalla nascita di Leonardo Sciascia e morte nel 1989, il nome dell’autore e le sue opere non sono state dimenticate. Brillante scrittore siciliano, Sciascia era un uomo che con i suoi occhi riusciva a guardare il mondo da un’altra prospettiva e trasmettere i suoi pensieri e giudizi liberamente.

Nato a Racalmuto, lo scrittore cresce accompagnato dalla sua famiglia, genitori e zii, e durante tutto il corso della sua vita  ricoprì numerose cariche, fu: insegnante, poeta, politico, saggista, scrittore e giornalista. Molto significativa è una sua citazione: “Non bisogna imparare a scrivere ma a vedere. Scrivere è una conseguenza”; questa da un ottimo spunto di riflessione su quanto la scrittura sia soltanto una conseguenza naturale del sapere vedere e comprendere quello che accade intorno a noi. 

Di questo scrittore è anche affascinante la passione e l’amore che mostra verso le sue opere e che vuole trasmettere ai lettori.
Tema centrale nei suoi elaborati e che ha ispirato il suo percorso di vita fu la giustizia. Obiettivo di Sciascia fu infatti denunciare le corruzioni e il legame che la delinquenza ha con la politica, traendo spesso come esempio la sua patria stessa, la Sicilia. A questo proposito, scrisse il suo romanzo più famoso: Il giorno della civetta, che trae spunto dall’omicidio di Accursio Miraglia da parte della Mafia. 

 Durante i suoi ultimi anni di vita, quando tentava di combattere la sua malattia, la famiglia e i libri erano per lui l’essenziale; infatti, proprio il giorno della sua morte sono usciti in libreria i suoi brevi romanzi gialli: Porte Aperte, Il cavaliere e la morte e Una storia semplice.

Anche oggi, a distanza di trent’anni dalla sua morte, Leonardo Sciascia affascina profondamente i lettori e questi, grazie alla lettura, si avventurano nei particolari e ben precisi pensieri dell’autore.