Disney, perché tutti i grandi sono stati bambini

– di Alessia Terrile
 
E’ da poco uscito il teaser trailer de «La Bella e la Bestia», il live action del classico cartone Disney uscito nelle sale cinematografiche ben 25 anni fa.
Un minuto e trenta secondi in cui sono rimasta con il fiato sospeso, mentre una ragnatela di brividi avvolgeva il mio corpo e un sorriso a trentadue denti mi si apriva in volto. All’inizio non capivo come mai provassi queste emozioni, tenendo conto che, trattandosi di un teaser, il film veniva mostrato solo in una minima parte. Fissavo lo schermo del mio computer con la stessa gioia e intensità di un bambino che scarta un regalo, senza comprenderne il perché. Poi capii. Davanti a quel monitor non c’ero più io, ma una bambina. La stessa bambina timida e impacciata che, seduta sul divano davanti ad una televisione a tubo catodico, aveva totalmente consumato ogni videocassetta Disney che i suoi genitori avevano avuto la bontà di comprarle. Un déjà vu di emozioni già vissute ma da tempo dimenticate.
Remakes, reboots e live actions sono estremamente popolari al giorno d’oggi, ma talvolta molte persone tendono a guardarli con disprezzo, conservando gelosamente dentro di loro il ricordo dell’originale, perfetto ed imbattibile. Non ci rendiamo conto, invece, di come questi film, realizzati in un’età frenetica come la nostra, in cui siamo costretti a «crescere troppo in fretta» e a dimenticare con quanta gioia e semplicità osservavamo il mondo da bambini, siano una «boccata d’aria fresca» per staccarsi da una realtà sempre più opprimente. Per non dimenticare mai che «quando sembra che non succeda più, ti riporta via, come la marea, la felicità.»

Disney, perché tutti i grandi sono stati bambini

Quando la speranza affonda

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