Entrare nella vita di un dj, lo facciamo con Davide Perri

di Lucrezia Orizi –
Noi della redazione di entertainment per oggi vi proponiamo l’intervista a Davide Perri, un dj della Gold Young che se andate qualche volta in discoteca, avrete già avuto modo di conoscere.

Ciao Davide, sappiamo che sei un dj della Gold Young e sei spesso presente alle feste da loro organizzate ma come sei arrivato fin qui e com’è nata la tua passione?

Innanzitutto all’età di 6 anni i miei genitori mi hanno proposto di iscrivermi ad un corso di pianoforte e così ho scoperto una grande passione continuando il percorso di studi fino ai 15 anni. Già all’inizio della scuola media però ho iniziato ad ascoltare altri generi musicali per poi soffermarmi sull’elettronica e ovviamente, volendo imitare i miei djs preferiti, mi sono interessato al mondo del djing e da li è nato tutto. Contemporaneamente ho iniziato a produrre anche i miei brani quindi ad oggi sono quasi sette anni che sono “dentro” a questa cosa. Sono entrato nella Gold Young a sedici anni, prima mi avevano proposto di fare il pr ma sono un disastro con queste cose, quindi hanno accettato di farmi provare a suonare e aiutato da i più grandi (Spadafora), sono cresciuto musicalmente e tecnicamente fino a diventare uno dei “resident” delle loro serate.

Hai dei sogni nel cassetto?

Sogni nel cassetto? Per ora direi di no, anche mi piacerebbe molto che la mia musica sia un po’ più conosciuta rispetto ad adesso, ma penso che sia un po’ il sogno di tutti quelli che si avventurano in questo campo. Nonostante in questo ultimo anno, con il mio progetto HAKT, abbia raggiunto risultati che superavano di gran lunga le mie aspettative, spero che ciò che compongo si diffonda ancora di più e questo è ciò a cui punto.

Tutti vanno in discoteca per divertirsi e ballare in pista ma che effetto fa essere, come si suol dire, “in consolle”?

Questa domanda mi è stata posta molte volte soprattutto da amici. Posso dire che anche io vado in discoteca per divertirmi perché alla fine è ciò che apprezzo di più nonostante spesso sia sottovalutata la difficoltà di questa attività; basti pensare che un dj nel corso di una serata, deve “abbracciare” tanti generi diversi per accontentare davvero molte persone tutte insieme e questo può essere davvero difficile. Stare in consolle vuol dire rimanere concentrati tutta la serata e capire di cosa c’è bisogno in quel momento, che cosa vogliono sentire le persone ed è davvero complicato quindi spesso, quando non si riesce bene a comprendere in che direzione andare, si impone un genere o si impone una decisione,se questa non funziona si cambia e così via fino a che non si trova la strada giusta. Le serate poi, sono tutte diverse e sopratutto anche il pubblico è sempre diverso quindi è estremamente complicato, provare per credere. Inoltre, suonando ormai da 4/5 anni ti rendi conto di come il cambio di generazione influisca sul tuo lavoro, non puoi rimanere indietro con le uscite discografiche ma neanche dimenticarti dei pezzi un po’ più vecchiotti, devi solo capire quando usarli e trovare il momento giusto per non sprecarli perché a volte basta un solo pezzo per ribaltare la serata.

Tra università e tanti altri impegni come trovi il tempo di dedicarti anche al tuo hobby?

All’università in questo momento è meglio non pensarci! Quest’anno ho iniziato ingegneria informatica e sì posso dirlo, non è proprio una facoltà semplice, mi sono infilato in una bella rottura che richiede molto studio e quindi dedicarmi alla musica mi viene ancora più difficile rispetto al periodo liceale. Ormai vivo di giornate “standard”, al mattino vado in università e al pomeriggio prima faccio musica e poi, quando sono soddisfatto o quando ho finito le idee studio; uno studente modello farebbe il contrario ma se ho un’idea in testa devo metterla giù, non c’è tempo da perdere. Quindi alla fine faccio musica per 3/4 ore al giorno e studio per 2, è abbastanza buono ma in periodo di esami richiede più sforzo ovviamente.

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