Questo è spam

di Nicksharingram
– Pensate alla vostra routine. Pensate ad un giorno qualsiasi di un mese qualsiasi di un anno qualsiasi. Pensate a quando tornate a casa da scuola e aprite Whatsapp o quando alla sera, nel letto, con la televisione accesa, controllate Instagram con calma. Ecco, quella calma ricordatevela bene, perché la perderete non appena vedrete un messaggio pubblicitario in direct e una catena di sant’Antonio tra i messaggi e sarà un miracolo se quella persona non vi dovrà ripagare il cellulare finito mestamente contro il muro.

Sappiate che i vostri problemi risalgono al 3 maggio 1978, ed hanno un nome e un cognome: Gary Thuerk, dipendente di un’azienda produttrice di computer e inventore dello Spam. Ebbene, in quel periodo era in voga il “Progetto Arpanet” in tutti i maggiori atenei scientifici; il nostro buon amico Gary pensò bene che fossero loro i maggiori possibili acquirenti in campo informatico e, così, inviò una mail pubblicitaria a 393 indirizzi cliccando un solo pulsante.
Che c’è di male in una strategia di marketing? Ebbe anche un discreto successo, ma la maggior parte di quegli utenti lo trovarono un gesto molesto e non ne furono molto lieti. Con l’avvento di internet e di sistemi sempre più privatizzati, il fenomeno si riproduceva su scala più ampia prendendo così, nella primavera degli anni ’90, il nome di Spam.
Diciamo la verità, a nessuno piace inventare nomi o titoli per qualunque cosa, perché parte del successo ricavato o meno del soggetto sarà riconducibile alla popolarità del nome che diventa quindi una parte fondamentale del prodotto (indi per cui non mi prendo mai la responsabilità del titolo); ma Richard Depew ci ragionò su prima di renderlo pubblico: il termine Spam, che noi usiamo per la posta indesiderata, è infatti riconducibile allo SPAM: alimento asiatico a base di carne in scatola, una specie di Simmenthal, ma senza De Sica che finge una demenza senile precoce.
Il merito non è tuttavia soltanto suo, ad aiutarlo è stato uno sketch della serie televisiva inglese “Monty Python” in cui in cui una coppia si trova a pranzare in un bar, accanto a un tavolo di vichinghi, ma tutti i tentativi della donna di chiedere il menu vengono surclassati dai rumorosi vicini che urlano in coro “Spam! Spam! Spam!…”; lo sketch voleva essere una presa in giro contro l’invasiva campagna pubblicitaria di quell’alimento.
E questa, signori e signore, è la storia di come si passò dalla carne alle e-mail.