#ShareTheScience/Il misterioso mondo dei sogni

di Denada Bodoj

– A chi non è mai capitato di confondere la realtà con il mondo dei sogni? Spesso, quando dormiamo, sogniamo in modo così intenso che al risveglio ci sembra davvero assurdo e bizzarro non ricordare più niente. Ciò che abbiamo immaginato ci appare come un vago ricordo e non sappiamo più se appartenga alla realtà o all’immaginazione.

Come tutti sanno, il primo a intraprendere uno studio sui sogni fu Sigmund Freud, considerato il fondatore della psicanalisi. Secondo Freud, i sogni sono la combinazione di impressioni ricevute durante il giorno con le esperienze e le conoscenze  acquisite in passato. Un sogno dunque non è un insieme di immagini irrazionali, ma un fenomeno che rappresenta una complessa forma di espressione di ciò che ci caratterizza nel profondo dell’inconscio.

Ma perchè sogniamo? Quanto tempo effettivo passiamo a farlo? Quanto c’è di reale? E soprattutto, perchè spesso al risveglio, parte di ciò che abbiamo immaginato svanisce?

La dimostrazione

Una ricerca condotta tra USA, Svizzera e Italia ha cercato di rispondere a queste domande. I ricercatori hanno individuato le aree che sono coinvolte nel processo del sogno osservando la distribuzione dei diversi tipi di onde cerebrali nelle varie fasi del sonno.

Sono state coinvolte 46 persone che hanno accettato di indossare un casco per elettroencefalogramma mentre dormivano. Tutto ciò ha permesso di monitorare il numero e l’ampiezza delle onde cerebrali, studiando così l’attività del cervello. I volontari sono stati svegliati più volte durante la notte, quando il monitor rivelava sequenze più alte, per raccontare cosa stessero sognando, mentre i ricercatori registravano tutto. Il mattino seguente però gran parte dei volontari aveva solo un vago ricordo dei sogni fatti e addirittura qualcuno sosteneva di non aver sognato affatto. Ma, all’ascolto dei loro racconti, si sono ricreduti e si sono chiesti come mai non avessero più memoria di tutto ciò.

Cosa accade nel sonno?

In media passiamo circa sei anni della vita a sognare, quasi 50 mila ore. Durante queste fasi i neuroni svolgono un’intensa attività elettrica che produce nella nostra mente immagini, suoni, pensieri ed emozioni: una scarica di impulsi nervosi parte da una piccola area alla base del cervello e “attiva” le cellule della corteccia cerebrale. Queste scariche provocano immagini e sensazioni che poi il cervello sintetizza.

Tutto ciò avviene durante le fasi di sonno caratterizzate da un rapido movimento degli occhi, chiamate R.E.M. (Rapid eye movement), che durano dai 20 ai 25 minuti, a intervalli da 90 minuti. Svegliandosi durante una di queste fasi si ha l’80% di possibilità di ricordare i sogni, durante il sonno profondo, invece, solo il 7%.

Perciò è possibile ricordare i propri sogni se la corteccia celebrale, nella fase R.E.M. del sonno, presenterà oscillazioni elettriche lente: se ti trovi spesso in uno stato di dormiveglia il tuo cervello lavorerà meno e così, avrai più tempo per memorizzare il sogno. Se il sonno invece sarà più profondo il cervello, di conseguenza, sarà più vicino ad uno stato di “coma” e risulterà più difficile memorizzare un sogno.

Quindi le persone che ricordano spesso i loro sogni hanno semplicemente un tempo di veglia durante il sonno più lungo rispetto agli altri.

È necessario sognare?

Diverse sono le ipotesi. Secondo alcuni la loro funzione è unicamente neurologica. Senza i sogni, che hanno il compito di mantenere al minimo il motore cerebrale, il cervello faticherebbe a tornare in esercizio dopo il riposo notturno. Secondo altri, attraverso i sogni il cervello rielabora il materiale immagazzinato durante la giornata e fissa nella memoria a lungo termine i dati dell’esperienza più recente.

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