DOPING/Dietro al fenomeno sociale

Il fenomeno del doping, termine che vede la sua etimologia in varie origini, vede l’uso smodato di sostanze illecite e non, da parte di atleti e sportivi, con lo scopo di migliorare le prestazioni fisiche. Se agli albori del fenomeno era noto e legale che gli atleti facessero uso di sostanze oppiacee e simili, con la morte del ciclista Yensen alle Olimpiadi di Berlino del 1960, ci si è finalmente accorti della pericolosità di questo fenomeno così dilagante che, ancora oggi, si ritiene molto difficile da eradicare. Esempio perfetto di questa epidemia amorale sono le Olimpiadi giapponesi del 2014, che hanno visto la squalifica di più di 1000 atleti Russi, tutti risultati dopati.

Ma cosa si cela dietro questo fenomeno? Perchè un atleta che lavora con il proprio corpo dovrebbe decidere di autodistruggersi in questo modo?

Per arrivare al nocciolo della questione è necessario parlare di un fatto sociale che ha le sue radici innanzitutto su un retaggio culturale legato allo sport, che non è più solo un emblema di svago, educazione e valori portanti come rispetto e dignità, ma sta diventando un mero business e spettacolo. Fenomeno insostenibile per gli atleti che devono sempre superare i propri limiti di fronte a numeri sempre più irraggiungibili. Il tutto legato a un mercato dello sport di cui poco si parla, formato da sponsor che non pagano gli atleti ma le loro prestazioni. Molti sportivi, quindi, psicologicamente più fragili, con elevate insicurezze dovute alla paura di fallire, di soccombere di fronte a questi grandi numeri, con un eccessivo narcisismo e perfezionismo, cadono in tentazione a sostanze che sì, nell’immediato permettono di avere risultati evidenti, ma che presto avranno conseguenze devastanti, solo per seguire un ideale socialmente creato.

E’ importante capire che per combattere il doping bisognerebbe riconoscere le sofferenze e fragilità psicologiche degli atleti, visti come idoli da seguire, si portano alle spalle il peso di aspettative che il pubblico stesso impone. Il tutto può estendersi ad aspettative e standard imposte dagli Stati stessi, che usano le vittorie degli atleti come vanto politico e dimostrazione della propria superiorità: questo è il caso della Russia, in cui è lo Stato stesso che ha invogliato il doping. I meccanismi psicologici che stanno alla base del doping sono molteplici, e rimane innegabile la responsabilità che gli atleti si portano dietro quando decidono consapevolmente di prendere quella siringa o di assumere quella pastiglia, ma se vogliamo sradicare il fenomeno, è altrettanto necessario aprire il dialogo verso le responsabilità che noi come società ci portiamo appresso.