IRAN/L’uomo impiccato per la difesa di un diritto
In Iran il 23 gennaio di quest’anno è stato impiccato un manifestante di nome Mohammad Ghobadlou che aveva partecipato alle rivolte femministe nella capitale di Teheran a settembre 2022. Oltre a Mohammad anche altre 7 persone sono state arrestate per essere collegate alla rivolta.
Che cosa è successo?
Il manifestante 23enne Mohammad Ghobadlou era stato accusato di aver investito un commissario di polizia durante le proteste di “Woman Life Freedom”, avvenute nella capitale iraniana il 22 settembre 2022. A marzo dell’anno successivo viene confermata la sua condanna a morte dalla sezione 39 della Corte Suprema. Ma nel luglio del 2023 la prima sezione della Corte Suprema dichiara nulla la condanna e richiede un nuovo processo. Di questo processo non è mai stata rinvenuta alcuna notizia. Lo stesso avvocato di Mohammad pubblicò dei documenti in cui viene mostrato il coinvolgimento del capo della giustizia, Gholamhossein Mhoseni Eje’i, nel blocco del nuovo processo. In seguito è stato reso pubblico un verdetto della sezione 39 datato 4 gennaio 2024 in cui viene annullata la decisione presa nel luglio dell’anno prima circa la condanna a morte dell’imputato.
Che cosa ha causato questa situazione?
La risposta a questo trattamento nei confronti di Ghobadlou è risultata in alcune rivolte iniziate dalle prigioniere di Evin verso la fine di gennaio di quest’anno. Anche altri attivisti e artisti iraniani si sono uniti nella rivolta al di fuori dell’ambiente della prigione.
Articolo di Margherita Lazzarotto