COLOMBIA/Rivolte contro il governo di Bogotà

In Colombia da diversi giorni va avanti una rivolta contro la riforma fiscale.

Quella che all’inizio era solo una manifestazione contro la riforma, che è stata ritirata e il ministro delle Finanze Alberto Carrasquilla si è dimesso, è diventata una rivolta contro il governo.

I colombiani sono stati messi in ginocchio dalla pandemia, in Colombia il lockdown è stato uno dei più lunghi al mondo e ha portato il 43% della popolazione sotto la soglia della povertà, il 7% in più rispetto al 2019.

Il PIL colombiano è sceso del 6,8%, non è mai sceso così tanto negli ultimi 50 anni e la popolazione chiede miglioramenti del sistema pensionistico, sanitario e scolastico.

Le proteste:

Il 28 aprile dopo l’annuncio del governo sono iniziate le prime proteste in tutto lo Stato prima con uno sciopero generale e da lì non si sono più fermate diventando sempre più violente con negozi e banche saccheggiati, autobus e stazioni della polizia incendiate.

La risposta da parte delle forze dell’ordine non è stata meno forte: dai gas lacrimogeni contro i manifestanti per poi passare a speronare la folla con le moto e sparare con armi da fuoco a distanza ravvicinata.

Durante gli scontri sono morte 24 persone e 800 sono rimaste ferite. La violenza usata dai poliziotti non è una novità in Colombia, infatti a settembre 2020 ci furono delle proteste simili in seguito alla diffusione di un video, dove dei poliziotti torturavano un uomo; durante tali proteste morirono 7 persone.

Il rapporto tra forze dell’ordine e cittadini:

In totale nel 2020 la polizia colombiana ha ucciso 86 persone, i casi di aggressione sono 7.992 e 30 quelli di violenza sessuale secondo la ONG Temblores che monitora gli abusi “strutturali e sistematici” delle forze dell’ordine della nazione.

Intanto le proteste continuano, il presidente, Ivàn Duque, ha schierato l’esercito per fermarle e la situazione è ulteriormente peggiorata. La politica di Duque si caratterizza, ogni giorno di più, per la persecuzione dei giovani e delle persone che si trovano in una situazione di forte vulnerabilità sociale, questo è reso evidente dal modus operandi degli agenti del Comando de Acción Inmediata – CAI.

I centri del CAI sono ormai dei centri di tortura, ma né il ministro della Difesa Carlos Holmes Trujillo, né il presidente Duque, hanno deciso di dare il via a un’investigazione per far luce sulle violazioni dei diritti umani e sulle attività repressive delle forze armate.

Ora il caso della Colombia sta diventando di grande rilevanza mediatica, gli hashtag come #SOSColombia stanno facendo il giro del mondo e si spera che, magari anche con l’aiuto da parte di altri Stati, la situazione possa cambiare in meglio.