IRAN/Il regime sull’orlo del collasso

Il regime di Teheran non avrebbe più il pieno controllo dell’Iran: sono ancora frammentarie le informazioni che arrivano dal paese mediorientale dove da settimane non si placa l’ondata di proteste che ha investito il regime teocratico dopo la morte di Masha Amini, una giovane curda morta mentre era nelle mani della polizia morale per non aver indossato correttamente il velo. Il portavoce del Dipartimento di Stato americano ha detto che il rappresentante speciale Usa per l’Iran si trova a Parigi per consultarsi funzionari francesi, tedeschi e italiani mentre la situazione sembra sfuggire di mano.

 

UNA PROTESTA DI MASSA

Ogni giorno si registrano scioperi, cortei e proteste in diverse città. Queste sono giornate non casuali per la repubblica teocratica: si commemorano i morti delle proteste del 2019 schiacciate dalle forze di sicurezza nella più sanguinosa repressione nella storia della Repubblica islamica. All’epoca fonti indipendenti citavano 1.500 morti in quell’ondata di disordini innescata con l’aumento dei prezzi del carburante.

 

LA PROTESTA E’ DEI GIOVANI

Gli scioperi ieri hanno coinvolto anche le raffinerie nella regione curda e arriva al termine di due mesi durissimi per il regime degli ayatollah, il clero sciita a capo della repubblica islamica, che contrasta le proteste innescate dalla morte della 22enne Mahsa Amini. In piazza soprattutto giovani che prendono di mira il regime oscurantista. L’agenzia di stampa per i diritti umani HRANA ha affermato che 344 persone sono state uccise negli ultimi due mesi, tra cui 52 minorenni. Mentre oltre a 15.820 persone sarebbero state arrestate.

 

LA REPRESSIONE CONTINUA

Proprio di queste ore è la notizia della seconda sentenza di condanna a morte in tre giorni per quelle che Teheran chiama “le rivolte”. La pena capitale è stata inflitta a una persona accusata di “aver terrorizzato le persone per strada usando un coltello, dato fuoco alla moto di un cittadino e aggredito un individuo con un coltello”. Un tribunale di Teheran aveva già condannato a morte una persona domenica; e in quel caso era stata condannata per “aver bruciato un edificio governativo e disturbato l’ordine pubblico” oltreché per “assembramento e cospirazione con un crimine contro la sicurezza nazionale, essere un nemico di Dio e propagare la corruzione sulla Terra”. Ma sarebbero già 19 le condanne a morte già comminate ai manifestanti arrestati in queste settimane.

 

QUESTA VOLTA SI FA SUL SERIO

Tanta spietatezza contro i manifestanti è giustificata da Teheran come una lotta per la stessa sopravvivenza del regime: le manifestazioni si sono infatti trasformate in una crisi di legittimità per l’establishment clericale che prese il potere dopo che la rivoluzione del 1979 aveva rovesciato Shah Mohammad Reza Pahlavi, il monarca laico alleato con l’Occidente. I video condivisi sui social media hanno mostrato scioperi e raduni in diverse città e paesi. Barricate in strada anche nella capitale a Teheran, mentre ogni gesto di umanità sembra essere diventato oggi un gesto di ribellione.