DIARIO SCOZZESE/Day 16 – Una camminata faticosa

Stamattina la sveglia è suonata alle 4:50, il mio povero compagno di stanza Emanuele mi avrà insultato silenziosamente, poi sono sceso nella hall dell’albergo, dove c’erano solo un ragazzo italiano e una coppia di signori, che alle 5:30 di mattina sono scappati come se avessero appena svaligiato una banca. È arrivato dieci minuti dopo il mio collega Federico, noto anche come il “Lobia”, e ci siamo diretti insieme verso la stazione di Haymarket, dove abbiamo preso il treno alla volta di Bridge of Orchy.
Siamo arrivati al paesino sperduto, dove abbiamo incontrato Stew, il nostro manager, che aveva addosso una Bermuda, nonostante ci fossero cinque gradi all’estremo nord scozzese, e un simpatico signore, di nome David, che è arrivato con uno strano turbante addosso come se stesse attraversando il Sahara.
Dopo appena due miglia delle dodici che dovevamo fare, ci siamo fermati in una buona locanda, lì c’erano due signori, che dopo aver appena bevuto qualche birra di troppo, hanno iniziato a parlare con noi.
Continuando la nostra camminata abbiamo visto diversi animali, tra cui un enorme cervo, e mentre Stew continuava a fare strani movimenti, come se stesse ballando un ballo celtico, Federico cercava di fargli un riassunto di tutta la letteratura italiana: che voglia!
Prima di percorrere l’ultimo tratto del nostro viaggio, ci siamo fermati in un bar dove la nostra guida si stava mangiando un ciambellone, come se non avesse visto cibo da intere settimane, sotto lo sguardo atterrito di David. Io e Federico, lasciati al nostro triste destino, siamo andati in un albergo fantastico in fondo alla valle, dove abbiamo aspettato l’altro nostro manager Jon. In quel posto di lusso Lobia si è goduto una cioccolata calda, pagata 2 sterline e 80, invece io ho preso un bicchiere d’acqua, che ovviamente era gratis: uno dei tanti trucchi che solo un vero genovese può conoscere.
Alle 19 è arrivato Jon, che ci ha portato nell’ostello dove soggiornavano Stew e David e siamo stati li un’ora, perché i nostri manager non riuscivano a mandarsi l’un con l’altro una foto via WhatsApp.
Nonostante tutto siamo partiti alla volta di Edimburgo con la Jeep del nostro responsabile, che guida come se dovesse competere in una gara di formula uno, infatti andavamo a più di 50 miglia all’ora, che sarebbero 80 kilometri orari, per i boschi scozzesi, dove ci sono curve più strette di quelle presenti nella via Aurelia.
Siamo riusciti finalmente ad arrivare al nostro hotel dove i nostri compagni si stavano divertendo giocando a una versione modificata di “Lupus in Fabula” e la gentilissima professoressa Taylor ci ha procurato una pizza free, una vera impresa visto che normalmente costerebbe 9 sterline.
Ho mangiato la pizza, poi ho giocato un po’ con i miei amici, nel mentre ho scoperto che il giorno dopo avrebbero pubblicato il quattordicesimo “Diario Scozzese” con la mia foto smacco, che è stata scattata mentre dormivo in piedi nel tram.
Infine sono andato a dormire e appena ho toccato il letto sono svenuto.