GIULIA CECCHETTIN/Quel bravo ragazzo

Giulia Cecchettin, ventidue anni, è l’ultima donna vittima di femminicidio in italia nel 2023, per la precisione la numero 105. Purtroppo infatti dopo venir ricordate come vittime per una settimana, di queste donne rimane solo il numero. L’Italia è stata incollata alla televisione, ai giornali, ai social, nella speranza di sentir pronunciare le parole “l’abbiamo trovata, è viva”, nonostante un po’ tutti sapessero bene quale sarebbe stata la sua sorte. Perché quando di mezzo ad una scomparsa c’è un ex fidanzato o un fidanzato, la storia è sempre la stessa, e questo non è uno stereotipo, bensì una realtà, sempre più radicata. L’università di Padova, frequentata da Giulia, ha rilasciato un messaggio sui social inerente a questo discorso: “ È successo di nuovo, e tutte ce lo aspettavamo. Vogliamo un giorno in cui non conosceremo già la fine della storia.” È il desiderio di tutti, soprattutto delle donne, che questa storia cambi una volta per tutte. Viene naturale chiedersi, a questo punto, come è possibile che un ragazzo, per il momento, ritenuto lucido mentalmente, compia un atto del genere. Alcune frasi dei familiari, che sono rimaste impresse nella mente di tutti, forse possono aiutare a dare una spiegazione. “Non può essere stato Filippo, è un bravo ragazzo.” E invece, come dice la sorella di Giulia, Elena, “è stato il vostro bravo ragazzo” ad uccidere una ragazza piena di sogni, ambizioni e desideri, un ragazzo che “non farebbe male a una mosca”, ma a una donna si. E ancora, frase pronunciata dal padre, “Era un po’ possessivo, ma non è un mostro violento”. A questo ragazzo è stato insegnato che quel “un po’” andava bene, che essere “un po’ possessivi” non significa star svolgendo il ruolo di abusante, che non era sbagliata la sua gelosia e la sua possessione. Il problema è che, ancora ad oggi, vige la “cultura dello stupro”, una piramide la cui base è costituita da battute sessiste e stereotipi di genere, che passa attraverso il cat calling, le molestie, gli abusi mentali e fisici e che termina, sulla punta, con il femminicidio. Quello che si trova in cima, quello che è successo a Giulia, è sorretto da quello che si trova alla base della piramide. Se non si condannano i comportamenti abusanti, anche quelli che non vengono ancora considerati tali, ci si allea a quella cultura in cui crescono bambini che un domani saranno i prossimi Filippo, i prossimi “bravi ragazzi”.

GIULIA CECCHETTIN/Quel bravo ragazzo

Chiamalo Narciso!