GIULIO REGENI/Per quanto la verità sarà sepolta nel mistero?

Un ragazzo come noi

Immaginate di essere uno studente universitario, di avere una famiglia, degli amici, e una grande passione per il giornalismo e le inchieste.un giorno un professore dell’università di Cambridge presso cui state facendo il dottorato vi affida un importante compito.Quello di cui siete ignari però è che non finirete mai il lavoro che avete iniziato.Ecco così potremmo iniziare a parlare di Giulio Regeni.Giulio, nato a Trieste nel 1988,si trovava al Cairo la sera del 25 gennaio 2016, era lì perché stava svolgendo un’indagine riguardo i sindacati indipendenti, oggetto che sarebbe stato protagonista della sua tesi di dottorato.Quella sera esce di casa e non fa ritorno, il suo corpo mutilato verrà trovato otto giorni dopo. 

L’interminabile indagine

Secondo quanto dichiarò all’epoca il generale Khaled Shalabi,direttore dell’amministrazione generale delle indagini di Giza, la morte di Regeni era stata causata da un banale investimento..Successivamente dal parte delle autorità egiziane si assiste a un tentativo di moltiplicare le ipotesi riguardo alle possibili cause della morte del ricercatore italiano: motivi personali, un’ipotetica relazione omossesuale, lo uso di stupefacenti (ipotesi smentita successivamente dalla autopsia) oppure il suo omidicio poteva essere stato commissionato da quale sicario occupato nel settore del controspionaggio egiziano.Nonostante l’iniziale apparente collaborazione offerta dalle autorità egiziane, furono le stesse autorità a impedire agli inquirenti alle riprese video della metropolitana, ultimo luogo dove Regeni venne avvisato vivo.Furono inoltre negati tabulati telefonici della zona dove risiedeva lo studente, e gli investigatori italiani poterono ascoltare i pochi testimoni solo per pochi minuti.L’autopsia svoltasi in Egitto non venne mai resa pubblica, mentre da quella italiana emerse che Regeni era stato sottoposto a torture per una settimana e ucciso dieci ore prima del ritrovamento del corpo.

Il processo fantasma

Alla fine delle indagini preliminari, concluse il 10 dicembre 2020, vennero rinviati a giudizio i seguenti agenti dei servizi segreti: il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamel e Usham Helmi e il maggiore Magdi Sharif.Costoro tuttavia, non hanno mai ricevuto ufficialmente da parte delle autorità italiane la notifica delle indagini a loro carico.Infatti, la magistratura egiziana non ha mai fornito né residenza né ha mai concesso ai magistrati italiani di poter interrogare i 4 uomini.Per questo motivo il processo è stato rinviato più e più volte, negando ai genitori di Giulio e al paese intero verità e giustizia riguardo un fatto così tragico.L’ultimo sviluppo è quello del 27 settembre 2023, la corte costituzionale ha infatti deciso che i quattro indagati, presenti o assenti, dovranno in ogni caso rispondere dell’accusa di sequestro di persona, lesioni personali gravissime, e omidicio ai danni di Giulio Regeni. *Perché si chiede verità?*
In questi anni nelle piazze delle città italiane vi sarà capitato di vedere appesi degli striscioni gialli con la scritta “verità per Giulio Regeni” ma tutto questo perché? Era un modo per tenere viva nei cittadini la coscienza di quello che era accaduto e invitarli a riflettere.La speranza è che casi come quello di Giulio non si verifichino mai più, che i responsabili siano puniti, e chi lascia il proprio paese con intenti pacifici e di studio possa sentirsi sicuro ovunque.

GIULIO REGENI/Per quanto la verità sarà sepolta nel mistero?

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