MYANMAR/Muore Angel, la ragazza simbolo della ribellione

Giovedì 4 Marzo una folla si è radunata a Mandalay (Myanmar) per il funerale di Kyal Sing, una ragazza di 19 anni uccisa durante le proteste anti colpo di stato e diventata un simbolo per essersi unita ad altri manifestanti opponendosi al duro regime. 

Con grande coraggio la ragazza non ha mai fatto un passo indietro neanche quando la situazione diventava pericolosa. 

Kyal Sin, conosciuta come Angel, quando è morta, indossava una maglietta con la frase “Andrà tutto bene” e come è stato affermato da alcuni suoi amici era una ragazza felice, amava la sua famiglia e anche la sua famiglia l’amava tanto.

Dal colpo di stato militare del primo febbraio, il Myanmar è stato colpito da proteste che chiedevano il rilascio di leader eletti detenuti e il ripristino della legalità.

Secondo l’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite, sono morte più di 54 persone dall’inizio delle proteste, anche se altri rapporti indicano una cifra molto più elevata.

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet ha invitato le forze di sicurezza a “porre fine alla loro feroce repressione contro i manifestanti pacifici”.

La notizia del decesso di Angel ha fatto subito il giro dei social; una foto la mostra senza vita. 

Non sono tardati ad arrivare tantissimi i messaggi di cordoglio per la sua morte con l’hashtag #Restinpeace e #Restinpower.

Le persone, in lutto, hanno cantato canzoni rivoluzionarie. La ragazza in precedenza, consapevole dei pericoli derivanti dalle sue azioni, aveva già scritto i dettagli del suo gruppo sanguigno su Facebook e richiesto che i suoi organi fossero donati in caso di morte.

Un suo amico Myat Thu, che era con lei quando è morta, ricorda il suo coraggio: «Lei si preoccupava sempre per gli altri. Ha preso in mano il candelotto di gas lacrimogeno e l’ha rilanciato alla polizia, poi ha rotto un tubo dell’acqua per permetterci di lavarci gli occhi irritati dal gas. Quando gli agenti hanno cominciato a sparare mi ha detto di sedermi».