Specie a rischio di esinzione/ uccisi migliaia di oranghi in Indonesia

Uomo contro scimmia: i contadini in Indonesia difendono i loro campi con la violenza. La specie a rischio di estinzione degli Orango è considerata dannosa.

Quel lunedì mattina in cui al piccolo Kaluhara II restavano solo poche ore di vita, nessuno aveva ancora pensato a dargli un nome.

L’orango era seduto comodamente tra il fogliame di un albero al confine del parco nazionale di Kutai, in Indonesia, quando all’improvviso iniziò ad urlare, agitarsi e rompere rami fino a quando non cadde a terra. Facendo così, cercò di scampare ai cinque attacchi a lui rivolti da parte del contadino Nazir, suo figlio e il suo vicino di casa. Da come era sdraiato per terra non riuscirono a capire che si trattava semplicemente di un esemplare ancora giovane di orango, alto soltanto 120 cm e che si stava preparando a iniziare la sua vita lontano dai genitori. Kaluhara II aveva circa sette anni, l’età in cui di solito gli oranghi abbandonano la custodia della madre per cercare di sopravvivere in modo autonomo.

Il giovane orango riuscì a rialzarsi e fuggire, per andare a rifugiarsi su un albero in mezzo ad un piccolo lago abitato da coccodrilli lunghi 5 metri e pesanti più di 300 kg, nonostante non sappia nuotare per natura.  Cercò di aggrapparsi con tutta la forza che aveva in quel momento ad un ramo mentre continuava ad essere il bersaglio dei tre contadini armati. Continuarono a sparargli, colpendolo anche agli occhi, fino a quando non calò un silenzio improvviso: erano finite le munizioni.

 

Kaluhara II è uno delle migliaia di oranghi che vengono cacciati dall’uomo. Solamente negli ultimi 16 anni sono stati uccisi centomila esemplari di questa specie secondo uno studio dell’Istituto Max Planck di Leipzig, in Germania. La maggior parte sono morti a causa di incendi o per la deforestazione, mentre molti altri hanno perso la vita proprio perché vengono cacciati direttamente dall’uomo.

La ragione per cui accade tutto ciò è legata strettamente al profitto economico dei contadini, che come Nazir, difendono i loro campi utilizzando la violenza.

Per gli scienziati, l’orango è una specie a rischio di estinzione, per gli animalisti un esemplare da proteggere, mentre per i contadini non è atro che una minaccia da eliminare.

Le principali piantagioni presenti in Indonesia sono quelle di palme da olio, la cui corteccia viene in seguito venduta all’industria del profumo. Inoltre, l’olio di palma è il più importante prodotto di esportazione del paese con circa 17 milioni di persone che lavorano nel settore della sua lavorazione. D’altronde il frutto della palma da olio è presente nel nostro paese in ogni secondo articolo venduto al supermercato, come anche nel resto dei paesi dell’unione europea. Quest’ultima ha deciso che dal 2030, l’olio di palma non sarà più utilizzato per la produzione di biocarburanti, visto che le sue piantagioni sono una delle cause principali della scomparsa delle foreste pluviali. Il governo indonesiano ha minacciato l’UE di boicottaggio del commercio e di uscire dall’accordo di Parigi del 2015 che mira a ridurre l’emissione di gas serra a partire dall’anno 2020.

La “protezione” di queste piantagioni sono la principale causa della caccia agli oranghi in Indonesia. Questi animali si nutrono del frutto delle palme danneggiando l’economia dei contadini.“L’orango ha mangiato più di 5000 dei miei frutti” dichiara il contadino Nazir, che impiega di solito intorno ai quattro mesi per coltivare un tale numero di piante. Per questo motivo quando il suo vicino di casa gli ha chiesto di aiutarlo nella caccia all’animale non ci ha pensato due volte e ha subito accettato. Non essendo riusciti ad uccidere l’orango la prima volta, hanno deciso di lasciare stare l’animale pensando che sarebbe morto da lì a pochi giorni a causa delle sue gravi ferite agli occhi e su tutto il resto del corpo. Per questo motivo, quando kaluhara II si ripresentò qualche giorno dopo, i due contadini rimasero stupiti e decisero di finire una volta per tutte il lavoro che avevano iniziato uccidendo l’animale e abbandonandolo in riva ad un piccolo laghetto. Quando il giorno seguente la cugina di Nazir Comarina, mentre stava andando a pescare vide il corpo senza vita dell’orango, decise di scattargli delle foto e fare dei video con il cellulare per rendere pubblica l’atrocità e la violenza commessa da suo cugino e il vicino di casa. Dei volontari dell’organizzazione Center for Orangutan Protection (COP) vennero in aiuto diffondendo i video e le immagini sulla rete, in modo da sensibilizzare un maggior numero di persone. Sono proprio questi volontari ad aver dato il nome al piccolo orango chiamandolo Kaluhara II.

“Questo genere di caso è molto più difficile da risolvere che un omicidio umano” dichiara il commissario Yuliansyah Tita, 32, che è ora a capo delle ricerche ai colpevoli delle numerose morti di oranghi. “Non ci sono mai dei veri e propri testimoni. Le scimmie non sanno parlare e i contadini spesso mentono quando si parla della morte di un orango”. Riuscirono però a dichiarare Nazir colpevole. In sua difesa disse che non era consapevole del fatto che gli oranghi fossero una specie protetta, ma questo non lo aiutò a impedire di essere condannato a passare nove mesi in prigione. Anche in Indonesia è vietato catturare o uccidere esemplari di una specie protetta, in quanto è stato uno dei pesi a aderire agli accordi di Washington del 1973, riconoscendo che la fauna e la flora selvatiche costituiscono un elemento insostituibile dei sistemi naturali e che deve essere protetto dalle generazioni presenti e future.

Il governo indonesiano festeggiò la cattura e la condanna di Nazir come una vittoria contro la violenza subita dagli oranghi, anche se secondo alcuni scienziati muoiono quattro oranghi al giorno a causa di attacchi come quello effettuato dal contadino. Dal 2007 al 2017 ci furono meno di dieci condanne per l’uccisione di una specie protetta.

L’uomo dovrebbe imparare a smettere di combattere una specie animale con la quale condivide il 97% del suo DNA.

 

 

 

 

 

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