STORIE DI ALTERNANZA/Il francese alla primaria et voilà!

L’ alternanza scuola-lavoro, in linea con il principio di scuola aperta, che riprende prassi europee e le congiunge con le specificità del tessuto produttivo e il contesto socio-culturale italiano, è una modalità didattica innovativa, obbligatoria per legge ( lex n. 107/15 La Buona scuola) che prevede, per tutti gli studenti e attraverso un’esperienza pratica, il consolidamento di conoscenze e attitudini acquisite a scuola.

In questo articolo cercherò di riportare la mia esperienza personale traducendo in parole il progetto alla quale ho aderito.
Il progetto formativo al quale ho preso parte, previa selezione, si intitolava “ Le français à l’école primaire: et voilà!”.
E’ stato proposto dall’ Alliance Française di Genova in collaborazione con l’ Institut Français e avente lo scopo di dare la possibilità, a me e ad altri studenti tutor aderenti, di coniugare sapere e saper fare.

E’ stato un progetto che si è sviluppato nel corso di trenta ore e ha avuto come obiettivo l’ insegnamento della lingua francese ai bambini della scuola primaria, realizzando atelier ludici e utilizzando metodi didattico-educativi appropriati.

Il lavoro ha previsto tre fasi di realizzazione.

La formazione, da parte di un docente specializzato nell’ insegnamento della lingua straniera ai bambini.
In questa fase ci sono stati proposti gli strumenti, il materiale e le linee guida per poter essere autonomi durante lo svolgimento dello stage: insegnare e divertire, apprendere e memorizzare parole e frasi semplici attraverso giochi ripetitivi, disegni e canzoni.
Ci è stata concessa la libertà di presentare le lezioni, ma è stato fissato l’ oggetto del nostro “rendez-vous”.
La programmazione, vale a dire la preparazione delle lezioni e del materiale scolastico da utilizzare.
L’ insegnamento vero e proprio, in dieci incontri da un’ora.

Da un lato, questo progetto ha sensibilizzato i bambini all’ apprendimento di una lingua nuova e ha offerto loro la possibilità di interagire con persone più grandi ma comunque studenti (attraverso, per esempio, il saluto, la presentazione, domandando e dicendo il proprio nome, realizzando un gioco o una semplice animazione).
Dall’altro lato questa attività ha valorizzato, motivato e orientato noi studenti tutor: anche noi abbiamo sviluppato capacità di interazione e abbiamo potuto esercitarci, in un contesto attivo, a trasmettere conoscenze e abilità linguistiche acquisite.

Dal punto di vista emotivo ci sono stati dei timori. Quello di cercare di dedicare del tempo a ciascun bambino in modo equo e di piacere loro, senza annoiarli.
Non è stato semplice stimolare l’ interesse dei piccoli allievi, divertendo, perché non basta creare un’ empatia, occorre un bagaglio pedagogico importante che manca per esperienza e per percorso di studio.
C’ era da considerare l’ individualità di ciascun bambino. Alcuni erano timidi, altri estroversi e comunicativi, altri ancora attenti, altri meno, ma ciascuno capace di trasmettere grandi emozioni.

Per comprendere l’ effettivo successo di questa esperienza è stato necessario un resoconto finale: l’interesse dei bambini, il loro entusiasmo e la loro partecipazione hanno confermato la positività del progetto.