TERRITORIO/I gioielli dell’entroterra

Le città come Portofino, Santa Margherita, Sanremo, Genova etc. sono bellissime, non c’è dubbio, ma molte volte si considerano gli unici gioielli della Liguria.

 

La risposta è sbagliata, perché? Anche l’entroterra può offrire spettacoli mozzafiato. Alla fine è sempre così, le meraviglie sono spesso nascoste e, tante volte, bisogna rimboccarsi le maniche e andarle a scovare.

Ecco una lista di 3 posti dell’entroterra ligure da visitare a tutti i costi.

1. Il monte Ramaceto

Questo monte viene soprannominato l’ anfiteatro del Tigullio, poiché è posizionato in un luogo che lo rende tale.

Per gli amanti del trekking ad alta quota, questo luogo è il paradiso: 1345 m di altitudine. Lo si può visitare tutto l’anno, con la neve oppure con il sole.

La sua struttura è molto particolare, il versante sud appare roccioso, quello nord più verde. Il punto di partenza più indicato è probabilmente Ventarola, un bellissimo borgo che conserva ancora un’aria antica e misteriosa.

2. L’abbazia di Borzone

Situato nel comune di Borzonasca, il complesso abbaziale di Sant’Andrea è un antichissimo monumento avvolto dal mistero. Perché? Grazie alla mancanza di fonti storiche, non si hanno molte notizie riguardo alle sue origini.

Si sa però che una prima cellula sorse intorno all’VIII secolo d.C, per il volere di Liutprando (re dei longobardi dal 712 al 744).

Solamente dal 10 Marzo 1910, l’abbazia di Borzone viene considerata un monumento nazionale. Attualmente è proprietà della Diocesi di Chiavari.

3. La miniera di Gambatesa

La miniera di Gambatesa è stata una miniera sotterranea rimasta aperta al pubblico fino al 2011.

La storia inizia nel 1876 quando, nel levante ligure, ci furono delle ricerche del mangagnese: un elemento indispensabile per la produzione di acciaio.

Questa miniera iniziò a lavorare solo alla fine del 1800, nella quale si contavano 15 minatori e 25 donne. Successivamente I fascisti la nazionalizzarono e, durante la II guerra mondiale, divenne proprietà dei tedeschi. In questi ultimi periodi la produzione di mangagnese rallentò per carenza di manodopera.

Decenni dopo (verso gli anni ‘90), la miniera si trasformò in un percorso turistico, mentre ora è diventata un museo aperto al pubblico.