STATION 19/Lo spin-off del medical drama firmato Shonda Rhimes

Stiamo parlando dello spin-off di Grey’s Anatomy, uno dei medical drama più amati al mondo che ha saputo conquistare e scuotere milioni di animi. Ai famosi medici di Seattle si sono uniti i vigili del fuoco della stazione 19 (Station 19), di cui fa parte anche Ben Warren, marito della dottoressa Miranda Bailey.

Per spin-off si intende solitamente una serie tv o film derivante a sua volta da un’altra serie precedente di grande successo. In questo caso usiamo come esempio Grey’s Anatomy, ma potremmo anche citare la serie The Originals che si presenta come spin-off della famosa The Vampire Diaries.

Uno sguardo su Private Practice

Station 19 non è il primo spin-off della famigerata serie, già nel 2007 infatti vediamo apparire sugli schermi Private Practice.

Questa si concentra sulla vita a Los Angeles della dottoressa Addison Montgomery e, successivamente, su quella di Amelia Sheperd, sorella del neurochirurgo Derek Sheperd. Sono molteplici i temi importanti toccati dalla serie; ad esempio possono essere presi: lo stupro, l’infertilità, l’aborto, la dipendenza da psicofarmaci e la morte infantile.

Composta da sei stagioni e terminata nel 2013 con l’uscita dell’ultimo episodio non è comunque riuscita a raggiungere il successo di Grey’s Anatomy, resta però nella preferenza di alcuni telespettatori per la sua brevità e ambientazione.

Station 19, uno sguardo sul nuovo spin-off

Nuovo magari non è l’aggettivo esatto da attribuire alla serie, ma di sicuro stiamo parlando di un’innovazione per il mondo cinematografico legato a Grey’s Anatomy. Lo spin-off non si basa infatti sulla vita di medici, bensì si concentra sul lavoro compiuto dai vigili del fuoco in America.

Oggigiorno spopolano serie televisive riguardanti il mondo poliziesco o federale e quello medico, ma poche sono quelle che si concentrano anche sui pompieri, che come gli altri si classificano come soccorritori in prima linea.

Le stagioni sono quattro e hanno rispettivamente 10, 17, 16 e 17 episodi che durano mediamente quaranta minuti.

La pandemia nella Seattle romanzata

Parliamo di una Seattle scenica, non della realtà, ma gli autori della serie sono stati in grado di assimilare perfettamente la questione “pandemia”. Anche sugli schermi vediamo l’influenza del Covid: mascherine, distanziamenti e tamponi sono all’ordine del giorno.

I dibattiti sono tanti; non si potrebbe lasciare da parte la pandemia almeno nelle serie tv così da permettere ai telespettatori di evadere da una realtà che sembra soffocare un po’ tutti?

In questo caso la pandemia viene usata come mezzo per rappresentare le difficoltà che stanno vivendo medici e pompieri in America nel 2021; siamo davanti ad una lotta contro i negazionisti e contro tutte le persone che tendono a minimizzare la situazione.

Una sensibilizzazione a 360 gradi 

Sia Grey’s Anatomy che Station 19 sono famose per essere serie particolarmente inclusive in tutti i campi.  Si sono mobilitate in favore del movimento Black Lives Matter, mostrando in entrambe episodi di violenza da parte della polizia contro afroamericani.

Parlando di comunità LGBTQ+, si parla di una vera e propria inclusione. Nessun componente rappresentato viene minimamente stereotipato o eccessivamente sessualizzato (cosa che spesso succede con personaggi bisessuali) e, in Station 19, viene anche sensibilizzata la questione “identità di genere”.

Se siete degli appassionati di Grey’s Anatomy non potete farvi mancare Station 19, che sicuramente sarà in grado di stupirvi tanto quanto la serie madre.