Chernobyl trent’anni dopo: l’Ucraina rende pubblici i documenti che svelano le responsabilità del disastro

di Andrea Riccardi

– 1:23:44 del 26 aprile 1986: la piastra di acciaio e cemento che copriva il reattore 4 della centrale di Chernobyl, Ucraina (allora ancora URSS), del peso di oltre 1000 tonnellate , viene scagliata in aria a causa dell’enorme pressione raggiunta all’interno del reattore stesso durante un test di sicurezza,e ricade poco dopo, frantumando parzialmente la struttura di contenimento del reattore e le barre di sicurezza che avrebbero dovuto prevenire la reazione distruttiva: è l’inizio di quello che è stato definito come il peggiore disastro nucleare della storia dell’umanità, l’unico –insieme all’incidente di Fukushima– ad aver raggiunto il 7° grado sulla scala INES di classificazione della gravità degli incidenti nucleari: il livello massimo. Oggi, nel trentennale della tragedia, l’Ucraina ha desecretato 49 documenti chiave, che mostrano come all’origine dell’incidente vi furono diverse cause che agirono in maniera concomitante: errori tecnici nella progettazione del reattore, la sostanziale impreparazione dei tecnici che gestivano la centrale al momento del test che portò al disastro, ma soprattutto il disarmante cinismo delle autorità sovietiche, che sacrificarono la sicurezza del loro paese per l’efficienza della centrale, e la loro incapacità nel far fronte a disastri come quello che poi si verificò. Gli effetti di quel lontano 26 aprile furono disastrosi: 65 morti accertate per esposizione alle radiazioni provenienti dal reattore nel giro di sole due settimane dall’incidente, tra 6’000 e 60’000 persone affette da tumori (prevalentemente alla tiroide) e da malformazioni a causa della probabile esposizione alle nubi radioattive liberate dal reattore fino a 14 giorni dopo l’incidente, e l’evacuazione e il successivo reinserimento di oltre 336’000 persone. Per quel che riguarda i danni all’ecosistema, oltre all’avvelenamento delle acque e del suolo nelle zone circostanti la centrale ed aumenti misurabili di radioattività nei suoli di tutto il mondo, si è registrata la produzione dell’elemento più tossico mai creato dall’uomo: il cosiddetto corium, ovvero una lava altamente tossica formata dal nocciolo del reattore e dai resti delle barre di contenimento fusi insieme dall’enorme calore, un materiale così radioattivo da essere ancora oggi –dopo 30 anni- alla temperatura di circa 1000 °C e capace di uccidere un uomo in soli due minuti di esposizione. Gli effetti a lungo termine sull’ambiente sono ancora da stimare: nel corso degli anni sono state registrate variazioni sostanziali nella dimensione degli scheletri degli animali che abitano la cosiddetta “Zona di Alienazione”, e la decomposizione delle foreste è stata arrestata a causa dell’eradicazione di batteri e funghi, spazzati via dalle radiazioni. Pur sapendo che il disastro avrebbe potuto facilmente essere evitato se solo le elementari norme di sicurezza fossero state rispettate, viene da chiedersi se il nucleare sia effettivamente una strada percorribile verso l’obiettivo dell’energia pulita e rinnovabile.

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