di Valentino

-In Armenia è successo qualcosa di incredibile: dopo 10 giorni di protesta, il 23 aprile si è dimesso ufficialmente il primo ministro Serzh Sargsyan, in carica da 10 anni. In un periodo durato decenni in cui si è parlato di ondate di protesta (i moti dell’89, la Primavera Araba), gli Armeni sono riusciti a ottenere ciò che volevano.

Perché gli Armeni sono scesi in piazza?

Negli ultimi giorni sono state organizzate delle dure proteste in varie piazze di Yerevan (la capitale) e in altre città. Il popolo, infatti, voleva profondamente ottenere le dimissioni del premier. Il motivo è che Sargysan è stato accusato di aver provato a restare al potere mediante una deriva autoritaria: dopo i due mandati da presidente del paese, ovvero il limite massimo, aveva promosso un referendum per trasformare il sistema politico da presidenziale a parlamentare, facendosi nominare primo ministro. Egli aveva anche iniziato ad arrestare gli oppositori, fra cui Nikol Pashinyan, liberato poco dopo. Questa protesta, che ha portato alle dimissioni del premier, è una delle poche riuscite in un paese ex-sovietico, oltre alle poche manifestazioni pacifiche, risultate inutili.

Chi è Serzh Sargsyan?

Serzh Sargsyan è un politico armeno iscritto al Partito Comunista del paese, prima della dissoluzione dell’URSS, e dopo la caduta, egli ha fondato il partito repubblicano, primo partito autonomo, nazionalista e conservatore, dopo l’indipendenza. Sargsyan è stato eletto nel 2008 e nel 2013 è diventati presidente, mentre nel 2015 aveva promosso il referendum per rendere l’Armenia una repubblica parlamentare. Il referendum è stato approvato e, proprio questo mese, egli è stato nominato primo ministro per avere il potere.

Cosa succederà ora?

Ora che si è dimesso il primo ministro, il popolo non può tollerare ancora un governo del partito repubblicano. Probabilmente si tornerà a elezioni, ed è quasi certo che il partito subirà una dura sconfitta. Chi vincerà? Chi sarà propenso a governare il paese?