Ca’ piasa a Madama Valeria

di Nicksharingram

– Il 26 aprile 1925, nacque un uomo che addolcì la vita degli italiani.

A Michele Ferrero, la sera prima della sua scomparsa, il figlio comunicò il sorpasso della Nestlé da parte dell’azienda che saliva di diritto al terzo posto tra le industrie dolciarie al mondo; e il padre volle brindare a quella conquista a lungo sognata e per cui diede così tanto.
Ma per quanto fu triste per tutti, scommetterei un umpa – lumpa che nessuno sapeva veramente chi fosse o che traguardi raggiunse. Partendo dalla pasticceria dei suoi genitori nel paese di Alba, costruì l’impero del cioccolato che tutti conosciamo, compreso di Ferrero Francia, Australia, Ecuador, ma soprattutto Ferrero Germania, dove tutto iniziò con un Mon Chéri. Erano i primi anni Cinquanta, quando Ferrero decise di proporre ai tedeschi qualcosa che risollevasse il morale, e cosa meglio di un cioccolatino, una ciliegia e il liquore, incartate in una lussuosa ed elegante carta scarlatta, per scaldare il popolo in quell’epoca buia? Nessuno avrebbe potuto dire di No, ma si trattava pur sempre di affari e, nel dopoguerra, non eravamo proprio i benvenuti in Germania, così ci volle un po’ prima che Ferrero riuscì a convincere un investitore a mettersi in gioco con dei traditori, infidi italiani. Alla fine, però, riuscì nell’impensabile, vendere ai tedeschi un’idea innovativa come quella di un cioccolatino incartato singolarmente.
Da questo deduciamo che di certo era un grande uomo d’affari, guardava le possibilità di un prodotto spesso più delle statistiche, ma, come dimostra l’Estathé, aveva intuito; gli è stato spesso chiesto quale fosse il segreto per un successo mondiale quale il suo: “Il mio segreto? Fare sempre diverso dagli altri, avere fede, tenere duro e mettere ogni giorno al centro la Valeria. La Valeria è la mamma che fa la spesa, la nonna, la zia, è il consumatore che decide cosa si compra ogni giorno.” Capire cosa vuole il cliente, in breve, forse era anche questo il motivo delle sue visite al Conad sotto casa, a Monaco, oltre al controllare la disposizione della merce.
Ma non sempre pensando in grande vieni seguito, e fu quello che accadde coi Kinder Sorpresa, quando inviò l’ordine per le macchine che avrebbero fabbricato gli ovetti, pensando fosse uno sbaglio, non venne considerato, e dovette intervenire di persona. E di fronte a chi gli disse che l’uovo di cioccolato lo si mangiava solo a pasqua, sbottava dicendo “Allora sarà Pasqua tutti i giorni!”. E ovetto fu. Nonostante questo aneddoto, il suo prodotto preferito era la Nutella, inventata da lui stesso; sono certa che almeno una volta ognuno di noi di fronte alla scritta “ricetta migliorata” avrebbe voluto schiaffeggiare qualcuno con tanta forza da far retrocedere il tempo, ma Michele seguiva di persona ogni cambiamento e, a fine lavorazione, affidava ai suoi uomini un pacchetto con le diverse varianti da far assaggiare alle mogli, il loro sarebbe stato il verdetto decisivo.
Quegli stessi uomini venivano accompagnati a casa con delle navette private e allo stesso modo andavano a lavoro la mattina, segno che Ferrero teneva ai suoi impiegati, per loro venne fondata la Fondazione Ferrero, dedicata ad ex-dipendenti e ad iniziative culturali ed artistiche (in fondo concordiamo tutti che la sua era ed è arte). Nel 2005 fondò anche le Imprese Sociali Ferrero, col proposito di creare nuovi posti di lavoro nei paesi emergenti.
Ultima, ma non ultima, gli viene attribuita anche l’ideazione della scatola dei Tic-Tac, annoverata tra le più riuscite invenzioni del XX secolo.
«Quando dicono “Michele è un genio”, rispondo facendo finta di aver capito altro: “Sì, è vero, di secondo nome faccio Eugenio, la mia mamma mi chiamò Michele Eugenio”. Meglio fare così, altrimenti finirei per crederci e per montarmi la testa»