Aggressione a Milano/Se fosse terrorismo?

di Carlotta Desirello

IL FATTO

Giovedì scorso, poco dopo le 20, nella stazione centrale di Milano un poliziotto e due militari sono stati accoltellati da un ventenne che, quando gli sono stati chiesti i documenti, ha estratto due coltelli da cucina. Gli agenti sono stati feriti ma senza conseguenze troppo gravi. L’aggressore italo – tunisino, Tommaso Ben Yousef Ismail Hosni, è stato subito arrestato per tentato omicidio, probabilmente sotto effetto di droghe. “Mi dispiace per quello che è successo, ero arrabbiato” ha dichiarato il ragazzo e, subito dopo, il suo avvocato ha chiesto una perizia psichiatrica, essendole parso assente. La storia del giovane e alcune ricerche sul suo profilo facebook hanno  portato il pm, Alessandro Gobbis, a iscriverlo nel registro degli indagati per terrorismo internazionale.

IL COLLEGAMENTO CON L’ISIS

Come mai Hosni è sospettato di terrorismo? Il ragazzo si è dichiarato mussulmano non praticante, ma sul suo profilo Facebook ha postato tre video a sostegno dell’ISIS e, sotto un altro di propaganda, ha commentato: “Il più bell’inno dell’ISIS che abbia mai sentito in vita mia”. Da qui sono nate le indagini ed è naturale chiedersi come mai questo ragazzo potrebbe aver deciso di seguire questa strada. A noi, scegliere di radicalizzarsi, pare una decisione lontana e incomprensibile, ma, come abbiamo già notato con Blue Whale, quando ci si ritrova in situazioni estremamente difficili, caratterizzate da solitudine o depressione, la vita inizia a perdere senso e così qualsiasi alternativa alla propria condizione sembra migliore. Hosni è nato in Italia nel 1996 in una realtà famigliare piuttosto complicata: i genitori hanno precedenti penali e, dopo aver vissuto un periodo in Tunisia col padre, nel 2015 è tornato in Italia senza di lui. Il giovane, dunque, è cresciuto in un ambiente particolare che lo ha portato a definirsi “solo e abbandonato”.  Inoltre il ragazzo vive da tempo in un furgone nella periferia di Milano. Davanti ad una tale situazione viene da chiedersi cosa possa pensare tutti i giorni quando si sveglia e che prospettive possa avere riguardo il suo futuro. Infine, il 19 dicembre 2016 è già stato arrestato per spaccio insieme ad un libico, che si pensa possa averlo portato sulla via della radicalizzazione.

SE FOSSE TERRORISMO?

Non sappiamo a cosa porteranno le indagini, ma, se si trattasse di un atto terroristico, sarebbe il primo attacco dell’ISIS in Italia. Cosa significherebbe? Sicuramente il primo allarme sarebbe rivolto alla sicurezza italiana, che fino ad adesso non aveva motivo per essere messa in dubbio. Anche se per sconfiggerla è servito un attacco di notte, prontamente fermato, la piccola falla che preoccupa consiste nel fatto che il ragazzo non è mai stato collegato all’ISIS, dunque potrebbe essere stato sottovalutato. La conseguenza principale, però, coinvolgerebbe soprattutto gli italiani dal punto di vista psicologico: pur essendoci sempre sentiti vicini agli altri stati colpiti, questa sarebbe la prima volta in cui vivremmo la lotta al terrorismo in prima persona. Fino ad ora la paura è sempre nata soprattutto nel caso di viaggi all’estero, quindi sarebbe diverso se si presentasse nella vita quotidiana, ad esempio nell’alzarsi e andare a lavorare in città come Milano, Roma o Torino. Essere attaccati significherebbe essere coinvolti e dover obbligatoriamente scegliere se farsi sopraffare dal terrore oppure continuare a vivere, schierandoci dalla parte di coloro che non si arrendono, ma vogliono sconfiggere il terrorismo dandogli la minor importanza possibile.

Solo il tempo, forse, svelerà cosa sia successo effettivamente, ma una cosa è sicura: anche se fosse stato un atto di terrorismo, dobbiamo mettere in pratica in prima persona i pensieri e gli incitamenti a lottare, continuando normalmente le nostre vite.