Tra politica e umanità: se un immigrato stupra una donna

di Enrico Tognon

– In seguito allo stupro di una donna italiana da parte di un uomo straniero richiedente asilo, la governatrice del Friuli-Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ha postato su Twitter una frase che ha dato a tutti da riflettere.

«Lo stupro è un atto odioso e schifoso sempre, ma risulta socialmente e moralmente ancor più inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza nel nostro Paese»

Lo stupro è un’azione moralmente e socialmente da condannare, un gesto disumano, specchio del lato oscuro della natura umana. Ma ci sono attenuanti o aggravanti che si possono considerare quando ci si trova davanti a un caso di stupro? Le affermazioni fatte in merito dalla Serracchiani fanno riflettere: questo gesto è da considerarsi più grave se compiuto da un profugo?
I problemi di fondo in un discorso come questo sono la mancanza di realismo e di distacco dalla situazione specifica:  lo stupratore è una persona orribile, che sia straniero, che sia italiano, senza distinzione di razza e colore della pelle. Ma quello che la governatrice del Friuli-Venezia Giulia voleva intendere è questo? La paura, il timore e, in qualche caso, l’odio sono sentimenti forti e difficili da controllare e, in questo caso, la Serracchiani non ne è stata in grado: si è lasciata prendere dai propri sentimenti, dimenticandosi del ruolo politico e sociale che stava presiedendo.
Questo lascia quindi spazio a considerazioni aggiuntive circa la “mancanza di rispetto” da parte dei profughi accolti nel nostro paese: la tendenza comune è quella di ragionare in termini assolutistici e considerarci tutti quanti creditori nei confronti dei richiedenti asilo. Questo è un aspetto più che lecito del pensiero di una nazione ormai abituata ad accogliere, ma non dimentichiamoci che potremmo anche noi trovarci nella situazione di un migrante che richiede asilo in un Paese e che pensa gli garantisca i diritti per cui fugge dalla sua terra. Diritti che vengono garantiti, ma nel limite della legalità. Migranti, italiani, francesi, tedeschi, europei sono tutti cittadini che possiedono una ragione e dei diritti, capaci di dirigere la propria vita dove meglio credono, consapevoli però delle conseguenze delle proprie azioni, ma sicuri che la giustizia e, si spera, l’opinione pubblica giudichino con gli stessi mezzi ogni singolo uomo.