Il lato oscuro del cioccolato

chocolate flow

di Angeline Trugli De Benedettis
– Economia e Commercio Mondiale sono scienze attuali che, però, non in tutto il mondo vengono trattate e studiate con cura. Sono molti gli aspetti riguardanti gli scambi commerciali che vengono occultati e, come consumatori, raramente veniamo a conoscenza della maniera in cui vengono diretti. Ma allora cosa si nasconde veramente dietro quello che noi vediamo? Ci interessa veramente? Come potremmo rimediare? A queste domande, la cooperativa sociale di commercio equo e solidale “Zuccheroamaro” ha provato a rispondere con un documentario-reportage. Venerdì sera, alle 21.15 è stato proiettato il film «The Dark Side of the Chocolate» presso la struttura Casa Della Gioventù a Rapallo. Ciò che è sorto, dopo la proiezione delle pellicola, è stato un dibattito riguardante la maniera sul come dovremmo comportarci nei confronti del sovra-sfruttamento minorile
Come può sembrare un fatto normale che un’azienda accetti prodotti provenienti da persone incaricate di schiavizzare bambini, dai 7 ai 16 anni circa, a lavorare ininterrottamente in piantagioni di cacao? Questi giovani avevano sogni, una famiglia, una casa dove stare, eppure gli è stata negata la libertà. Ciò che ci colpisce maggiormente è sapere che questi ragazzi vengano strappati da famiglie o presi per strada, con o senza la consapevolezza dei genitori; la maggioranza di questi proveniva da Mali, Sud Africa, per poi essere trasportata e “scaricata” in altri paesi come la Costa d’Avorio- luogo da cui proviene la più grande produzione del cacao-. Ancora più sconcertante è l’atteggiamento dei produttori delle industrie e dei capi di codeste che rispondono in maniera indifferente o, addirittura, negano l’esistenza di questo sfruttamento minorile; molti vogliono delle prove, qualcosa di materiale che incrimini questi sfruttatori per negare a future donne o futuri uomini un futuro florido e libero. Questi ragazzi vengono illusi che gli sia proposta un’ottima opportunità, una chance per andare via dal loro paese o aiutare la propria famiglia: non è così; si tratta di sfruttamento, schiavismo, entrambi sono due fattori ai quali contribuiamo per primi lo sviluppo: una triste verità che ci rende consapevoli del sovra-consumo dei prodotti nei paesi più ricchi.
Proviamo ad essere noi i primi a voler cambiare il mondo anche attraverso azioni semplici come guardare la provenienza dei prodotti. Basta ignorare la realtà, fingere di non vederla: non viviamo nell’oscurità.

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