«Istanbul. Passione, gioia, furore», l’arte in un Paese dilaniato dal conflitto

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di Chiara Motta
– La passione per la creatività, la gioia che emerge dal raggiungimento degli obiettivi ed il furore della critica: al Maxxi di Roma, una delle più importanti istituzioni italiane per l’arte contemporanea, è in corso la mostra «Istanbul. Passione, gioia, furore».


Si tratta di un viaggio in una realtà culturale esotica ed un’occasione per imparare qualcosa dalle relazioni sempre più tese e problematiche tra Medio Oriente ed Occidente, in un percorso attorno a grandi opere e produzioni innovative, approfondite dalle dirette testimonianze di ben 45 artisti. Più di 100 elaborati raccontano i cambiamenti e le esigenze culturali della Turchia, un Paese che, oggi come non mai, si sta trasformando in un “ago della bilancia”. La città di Istanbul, da sempre un ponte tra due mondi e due realtà diverse, è il punto cardine di tutta l’esposizione e rappresenta il fulcro dello spirito dinamico e magico che caratterizza questa terra. Il tutto è collocato in un percorso complesso e ramificato sulle realtà culturali del Mediterraneo, iniziato nel 2014 con una mostra sull’Iran e che continuerà nel 2017 attraverso un progetto dedicato a Beirut. I temi portanti sono numerosi e molto attuali, tra cui le trasformazioni urbane, i conflitti politici ed i modelli innovativi di produzione, ma soprattutto la speranza. Uno fra i più influenti nomi dell’ambiente culturale turco a contribuire all’esposizione è Sarkis Zabunyan, il quale ha partecipato anche all’ultima Biennale di Venezia. L’artista, di origini armene, si è espresso più volte su quanto fosse difficile e “rischioso” fare arte: il suo obiettivo è, infatti, quello di produrre opere totalmente prive di odio e violenza. «È difficile per i temi che si sono affrontati non dare l’impressione di essere pessimisti, invece guardando i lavori tutti insieme ho trovato tantissima energia. Le opere sprigionano fuoco e passione.»  Ricevere un messaggio colmo di pace e tolleranza proveniente da una delle zone più conflittuali del pianeta riempie il cuore di ottimismo: la forza dell’arte, a volte, vale davvero più di mille parole.

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