La misteriosa malinconia di fine anno

image

a cura della Redazione

– Inutile girarci intorno: un po’ dispiace. La fine dell’anno porta con sé una malinconia che solo il sorgere di un nuovo anno sembra poter attutire e arginare. Quando cambia il calendario, quando cambiano le date o le intestazioni, sembra sempre che un pezzo della nostra vita prenda il volo, ci lasci. Il 31 dicembre è il giorno in cui siamo tutti chiamati a lasciar andare: lasciar andare le cose successe, i fatti che ci hanno fatto ridere o piangere, le parole ascoltate e le emozioni vissute. Tutto deve essere lasciato per smettere di essere presente e diventare storia. Eppure è come se tutto quello che è accaduto fosse diventato una parte di noi, un fuoco al caldo del quale ci siamo rifugiati e che – magari nel dolore più oscuro – ci ha dato forza, motivazione, energia. Perché noi alla nostra vita ci affezioniamo e, col tempo, anche le emozioni più negative diventano qualcosa di cui non possiamo più fare a meno. Rinunciare, ad esempio, alla rabbia, al risentimento, alla voglia di giustizia, pare impossibile perché poi – fatto questo – bisognerebbe trovare qualcosa d’altro, un’altra ragione, per cui vivere. Lo stesso vale per un grande amore, un grande entusiasmo, una certa immagine di noi: permettere che tutto questo passi e prenda il largo, diventando appunto “storia”, ci fa male, ci da fastidio. Questa voglia di non lasciare è difficile da giudicare, ma c’è. Ed è il mistero più vero, il punto di contatto più autentico, con la verità di noi, con un mistero chiamato 31 dicembre. Il mistero di un giorno che fa spazio a qualcosa di nuovo, qualcosa che tutti chiamano “anno”, ma che forse – più semplicemente – si potrebbe chiamare “futuro”.

 

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *