Non siamo solo crocette, chiudano le scuole. Scioperiamo!

a cura della Redazione

Si chiudano le scuole! Lo sciopero è sempre un momento importante nella vita scolastica di noi studenti, atteso tanto da coloro che protestano per cambiare la situazione e sensibilizzare l’opinione pubblica, quanto da quelli che lo vedono solo come un’ottima scusa per saltare ore di lezione. Oggi è stata una di quelle giornate, anche se le dimensioni della manifestazione sono state alquanto ridotte: la maggioranza degli istituti scolastici, infatti, non ha aderito alla protesta ed è rimasta regolarmente aperta. Per tale ragione è stato indetto dal gruppo sindacale dei Cobas un nuovo sciopero per la giornata del 20 maggio, sperando in una maggiore adesione. Il principale motivo delle proteste, come spiega un portavoce del sindacato, è la Legge 107: “Gli effetti nefasti della legge sono ormai evidenti. La volontà sfacciata di voler edificare una “scuola gerarchizzata” guidata da presidi-padroni e con docenti ridotti a “tuttofare” minacciati di licenziamento, riduzioni salariari, trasferimenti, sta creando il caos in strutture già prostate da due decenni di tagli al personale e ai finanziamenti”. Uno dei punti di scontro più duri riguarda le prove Invalsi, che la Cobas ha invitato a boicottare negli scioperi del 4 e 5 maggio scorsi. I risultati dei test hanno in teoria lo scopo di raccogliere dati dalle varie scuole italiane, per adattare le politiche di aiuto e supporto all’istruzione. È bene ricordare, però, che gli studenti non sono l’unica componente dell’ecosistema scolastico, e che se intendiamo valutare la situazione nel suo insieme, forse sarebbe utile testare anche tutti gli altri membri. Il dibattito sulla loro utilità effettiva è ancora aperto, e anche noi da studenti abbiamo voce in capitolo: è veramente giusto relegare a delle crocette la valutazione globale del valore di uno studente? Questa imparzialità riuscirà effettivamente a colmare le differenze -a volte sostanziali- nella capacità di istituti diversi di preparare i giovani al futuro o aggraverà ancora il problema? Quel che è certo è che il dibattito è ben lontano dall’essere concluso.

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