“Re Giorgio” è fur-free!
di Camilla Podini
“Sono lieto di annunciare il concreto impegno del Gruppo Armani alla totale abolizione dell’uso di pellicce animali nelle proprie collezioni.” Esordisce con queste storiche parole Giorgio Armani, colosso della moda internazionale che, con i suoi numerosi brand, esporta il made in Italy nel mondo. Emporio Armani, Armani Jeans, Armani Junior, EA7 e Armani Home sono alcune delle sue collezioni più apprezzate e ricercate dagli appassionati e, da questa settimana, alleate dell’ambiente.
L’atelier di Milano si aggiunge così a numerose maison internazionali: Hugo Boss, Calvin Klein, Napapijri o catene più commerciali come Zara, H&M e American Apparel, che precedentemente avevano espresso la propria denuncia contro la violenza sugli animali. Violenza che oggi, grazie alle innovazioni scientifiche, si può finalmente evitare: “Il progresso tecnologico raggiunto in questi anni ci permette di avere a disposizione valide alternative che rendono inutile il ricorso a pratiche crudeli nei confronti degli animali”- continua lo stilista italiano.
I dati sono allarmanti: quasi 100 milioni di volpi, visoni e altri rari esemplari vengono cacciati ogni anno per ottenere la loro pelliccia. Ad essi vanno sommati i numerosi allevamenti sparsi per tutta Europa, in cui gli animali vengono fatti nascere con il solo scopo di ucciderli. Nel mezzo una sofferente esistenza in strutture fatiscenti, in ambienti ristretti e sudici, in mancanza di nutrimento, ossigeno e luce. Una subdola (e legale) giostra che gioca tra la vita e la morte di preziose specie, talvolta in via d’estinzione.
Denunce, avvertimenti e servizi televisivi non sono sufficienti. Quando l’interesse per il guadagno e gli inspiegabili decreti, che legalizzano la permanenza di questi lager, sono così radicati, l’unica arma su cui poter fare affidamento è l’umanità.
Immagini e video che fanno rabbrividire e fanno nascere perplessità e dubbi su una società che per definizione si considera “moderna” e “sviluppata”. Modernità e sviluppo dovrebbero ritenersi sinonimi di rispetto, amore e protezione: nei confronti di altri uomini, nei confronti dell’ambiente e nei confronti degli animali, che condividono il pianeta con noi. Pianeta che gioirebbe del divieto di produrre pellicce animali, ottenute con l’utilizzo di pericolosi composti chimici, tossici per la salute dell’uomo e inquinanti per la natura. È infatti possibile realizzare pellicce sintetiche della stessa qualità e morbidezza di quelle animali, senza commettere alcun tipo di violenza.
L’equilibrio tra creatività e semplicità, tra lusso e rispetto dell’ambiente è un traguardo raggiunto, che dobbiamo impegnarci a diffondere e promuovere, ricorrendo alla citazione di un grande uomo, Gandhi: “La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali.”