#IConflittidelVenerdi – Tibet e Cina, esiste una via d’uscita?

di Vesselin Adriano Torrero

– Questa settimana parlerò  di un conflitto ignorato dai più, cioè degli attriti fra il Tibet (relegato a semplice provincia cinese) ed il governo di Pechino, promotore di molte iniziative al limite della legalità che stanno danneggiando le tradizioni tibetane.

LE PRIME CRISI

Nel 1950 la Cina, un anno dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese da parte di Mao Zedong, invase il Kham occidentale; si è trattato di un evento inedito in quanto il Tibet, fino ad allora,si era  mantenuto indipendente grazie agli inglesi, assumendo il ruolo di stato cuscinetto fra la colonia indiana e la Cina stessa.

Ci fu un tentativo di avvicinamento fra i due Paesi, ma troppo diversi erano i loro obiettivi; ne seguirono inevitabilmente degli scontri armati, portando all’occupazione integrale del Tibet e dichiarando l’illegalità del governo. Oggi il Dalai Lama, la massima autorità politica e religiosa tibetana, vive nella provincia di Dharamsra in India, dove ha anche sede il governo tibetano in esilio.

I CRIMINI DELLA CINA

“La Cina sta eliminando in modo crudele e caparbio ogni forma di libertà e pratica religiosa. Le autorità devono porre fine allo smantellamento della comunità, spiegare le ragioni del loro comportamento a Larung Gar e Nyingtri (dove sono avvenuti degli episodi di violenza psicologica nei confronti di alcuni monaci) e porre fine alle restrizioni imposte ai monaci allontanati dall’istituto consentendo loro di dedicarsi pienamente alla pratica e ai rituali religiosi”.

Queste sono le parole di Sophie Richardson, direttrice di “Human Rights Watch” in seguito ad episodi di espulsione di religiosi e di sessioni di ri-educazione forzata; monaci e monache sono sottoposti a trattamenti degradanti e costretti a seguire vere e proprie lezioni di ri-educazione politica (oltre ad essere privati della libertà personale). La Cina sta cercando di cancellare ogni forma di dissenso religioso o politico, considerati un pericolo per il regime cinese in Tibet e sradicando in tal modo le tradizioni di un intero popolo.

Le regioni espropriate ai monaci vengono “modernizzate” dalle autorità cinesi demolendo talvolta interi centri destinati ai pellegrini in visita ai luoghi sacri.

LE RIPERCUSSIONI SOCIALI

E’ drammatico osservare come dal febbraio del 2009 si siano immolati con il fuoco 148 tibetani per protestare contro il regime di Pechino: l’ultimo caso è avvenuto il 15 aprile nella città di Kardze nella regione del Kham.

Il mondo comunque sembra non voler dare peso a questi fatti drammatici in quanto andrebbero contro gli interessi di una potenza emergente come la Cina, destinata a diventare in futuro un Paese cardine dell’equilibrio mondiale assieme a USA e Russia.

Come al solito la storia si ripete, come  ad esempio in SiriaUcraina  o Yemen: l’economia domina la storia e l’opinione pubblica, non sicuramente il contrario…

Se ti interessano altri articoli della stessa rubrica:

Venezuela, una situazione incandescente di cui non si parla.