Blue Whale/ Il diario del Curatore

di Angelica Zarafa e Alice Bafico

– Questa pagina di diario è stata realizzata inserendo informazioni derivanti dallo stesso Philipp Budeikin, ma molti elementi sono di nostra invenzione.

“Caro pezzo di carta,

pochi giorni fa mi hanno arrestato e mi hanno sbattuto in prigione. In cella, non mi è consentito tenere quasi nulla. Ho solo uno stupido diario e, non trovando alternative per far passare il tempo, ho deciso di scrivere la mia prima pagina.

Innanzitutto mi presento: sono Philipp Budeikin, ho 22 anni e studiavo psicologia a San Pietroburgo. Non ho mai tenuto un diario personale e non so cosa scrivere e come farlo. Anzi, ho deciso: racconterò la mia storia e spiegherò il perché ora mi ritrovo in questo carcere. Qualche mese fa decisi che dovevo contribuire per rendere migliore la mia società. Pensavo che ci fossero – e penso tutt’ora che ci siano – troppe persone inutili al mondo e per questo motivo avevo in mente di fare una sorta di pulizia, di purificazione. Non mi veniva in mente nulla, ma poi un’idea brillante mi passò per la testa. Mi connessi su VKontakte, il principale social network russo, e iniziai a diffondere un nuovo gioco: Blue Whale.

Ogni utente che avesse voluto partecipare a questo intrigante e rivoluzionario gioco avrebbe dovuto chiedere in prima persona – utilizzando l’hashtag #f57 – di essere contattato in privato dall’amministratore del gioco ovvero da me. L’utente sarebbe stato inserito in una conversazione privata con me e a quel punto non sarebbe più potuto tornare indietro. Per cinquanta giorni, gli ultimi della sua insignificante vita, avrebbe partecipato al gioco dettato dalle mie regole. Con la scusa di possedere alcuni dei dati personali degli utenti con cui stavo chattando, riuscii a costringere chiunque a fare ciò che volevo. Avevo in mano quella loro insignificante vita di cui nessuno, di lì a poco, si sarebbe più preoccupato.

Arrivai anche alle minacce ovviamente: se non avessero voluto che i loro parenti subissero violenze – cosa impossibile, ovviamente, ma gli adolescenti, che sono i principali partecipanti al mio gioco, sono così facili da persuadere – avrebbero dovuto sottostare ai miei ordini. La parte più divertente nella creazione del gioco fu lo stabilire le regole: ogni giorno, i partecipanti avrebbero dovuto seguire le sfide che mandavo loro via chat, l’unico mezzo che avevo per controllare la vera esecuzione di esse.

Alcune delle mie preferite riguardano il terzo giorno, la cui sfida richiedeva di incidersi con un rasoio sul braccio, tre tagli non troppo profondi; le sfide del decimo e del ventiduesimo giorno, seppur abbastanza innocue, visto che si trattava solo di salire sul tetto più alto che si conoscesse, sono in realtà le più subdole: ti preparano all’ultima prova, senza che la persona in realtà lo sappia. L’ultima prova consiste infatti nel lanciarsi giù dal tetto, ponendo così fine al gioco e alla loro esistenza.

Nonostante tutte le affermazioni riportate nei giornali in questi giorni, posso dire con certezza di non pentirmi affatto di aver creato questo gioco con lo scopo di salvare la società che sta andando sempre più in frantumi. Le lettere che mi arrivano ogni giorno dai miei giocatori mi confermano che le mie vere intenzioni sono arrivate a qualcuno, il quale ha compreso che, nel mondo in cui ci troviamo, non tutti abbiamo lo stesso peso: ci sono le persone e poi gli scarti biologici.

Il Curatore.”

Le dichiarazioni fatte da questo ragazzo, così giovane eppure così convinto di sapere cosa sia giusto fare per il bene della nostra società, hanno lasciato il mondo a bocca aperta. Seppur la lettera che vi abbiamo presentato contenga parecchi elementi fittizi, nessuna delle regole o “emozioni” del creatore è stata alterata, la quale crudeltà e freddezza ci ha colpito profondamente. Ciò che più ci ha fatto dubitare è l’inconsapevolezza di non sapere cosa avremmo fatto noi al posto di quei ragazzi russi tratti in inganno: avremmo partecipato? fin dove ci saremmo spinti? perché questi giochi attraggono così tanto la mente umana? Nell’epoca della comunicazione, non possiamo permettere ad un ragazzo di entrare su un social network per partecipare ad un gioco che lo porterà a terminare la sua vita.