Blue Whale/ Quando la vita è appesa a un filo

di Enrico Tognon

Il 22enne russo Philipp Budeikin ha recentemente confessato di essere stato il macabro carnefice virtuale di 15 adolescenti in Russia negli ultimi mesi; il giovane, detenuto in carcere, non sembra fare passi indietro, anzi si auspica un ringraziamento da parte della comunità per averla purificata.
IL MACABRO RITUALE
Vkontakte è il Facebook della Russia dell’est; come tutti i social network può essere usato in maniera intelligente, o al contrario, utilizzato da malintenzionati, che spesso si riparano dietro a uno schermo, per compiere atti illeciti. I ragazzi vengono ammessi al guppo Blue Whale solo se dimostrano di essere in grado di superare determinate prove, sempre più difficili, che sfociano poi nella prova finale, quella da cui non si torna più indietro: il suicidio.

IL PERCORSO CHE PORTA AL SUICIDO
Ragazzi con situazioni famigliari complicate, con problemi a relazionarsi, o vittime di bullismo, si rifugiano spesso nel mondo virtuale per dare tregua, almeno in parte alle loro sofferenze quotidiane. Philipp Budeikin è uno studente di psicologia e perciò ha sfruttato le proprie conoscenze per farsi accettare come leader e come guida spirituale. Questi ragazzi hanno visto nel loro futuro “killer” un esempio di vita che gli poteva offrire calore, comprensione, importanza, sentimenti chiave nel delicato periodo dell’adolescenza. Budeikin, inoltre ha dichiarato che la morte per i ragazzi guidati verso l’estremo gesto dai lui stesso erano convinti e felici di porre fine alla propria vita.

UN PROBLEMA COMUNE?
Riflettendo sulla terribile verità che si cela dietro alla morte di questi adolescenti possiamo ritrovare deficit nella gestione del problema. In primis i social network dovrebbero essere molto più controllati e i contenuti mostrati sulle piattaforme di condivisione dovrebbero passare al vaglio di persone reali e non di algoritmi automatici, senza sentimenti, senza compassione. La comunità è colpevole? Credo che i segni di un instabilità morale così forte da portare alla morte, non si limitino alla semplice timidezza, ma si potrebbero intuire e cercare in tutti i modi di arginare , ma solo con la collaborazione di tutte le persone più vicine agli stessi ragazzi e con un efficiente servizio sociale.