Come sta l’Italia, come stai tu

di Federico Pichetto*

– Quando abbiamo sete non ci preoccupiamo di come bere, semplicemente beviamo. Il desiderio è tutto: è il desiderio che è capace di orientare le nostre azioni. Perché basta il desiderio per attivare quel motore, impulsivo e compulsivo allo stesso tempo, che è il nostro cervello e che è in grado perfettamente di stabilire il “come” fare una cosa se quella cosa è davvero voluta.

 

Così in un rapporto di coppia il problema è sempre il desiderio: ci si arrovella spesso sul “come” stare insieme per il semplice motivo che si è smarrita la consapevolezza di ciò che si vuole, di ciò che si attende, da quel rapporto. Per questo fa impressione assistere in queste settimane al dibattito logorante migliaia di italiani circa il “come” votare. La percentuale degli astensionisti, che comunque dovrebbe attestarsi intorno al 25%, ci aiuta a comprendere che in tanti non capiscono nemmeno più che senso abbia votare. E i due problemi, di chi non andrà alle urne e di chi ci andrà ma non sa ancora “come” voterà, sono identici: in entrambi i casi non è chiaro il desiderio, non è chiaro che cosa si possa desiderare per il nostro paese, per il nostro vivere insieme. Quello che ci manca è un desiderio condiviso, è un desiderio sincero sul nostro futuro insieme.

 

Per questo non sappiamo come votare. Perché se avessimo chiaro che cosa vogliamo, al di là degli slogan o dei sogni facili, il nostro cervello – impulsivamente e compulsivamente – saprebbe di getto dove provare a tracciare un segno il prossimo 4 marzo. Ovviamente si esporrebbe all’errore, ma anche in questo caso siamo di fronte a qualcosa che non si può e non si deve evitare. Perché nella vita l’altra cosa importante, dopo il desiderio, è l’errore. L’errore, qualunque sia e comunque sia, ci aiuta – se accettato con libertà – a chiarire ancor di più quale sia il nostro desiderio, che cosa uno veramente vuole, veramente aspetta.

 

E’ impressionante come non ci sia in fondo alcuna differenza tra la nostra vita insieme e la nostra vita personale: le stesse dinamiche che possiamo osservare a livello sociale riaccadono, a volte inspiegabilmente, dentro di noi e dentro le nostre relazioni più intime. Chi ama, chi soffre, chi è confuso o ha paura, sa benissimo quanto sia prezioso capire che cosa si vuole. Per rialzarsi o per continuare. Allo stesso modo costui o costei ha chiaro quanto sia determinante accettare l’errore, ogni errore. Perché gli errori, come i termometri, misurano la febbre, misurano quanto abbiamo trattato male, o quanto l’altro abbia trattato male, il desiderio.

 

In entrambe le situazioni ripartire da ciò che la nostra umanità chiede, da ciò che davvero ciascuno vuole, è la chiave segreta, per ritrovare una strada. Viviamo e ci litighiamo sui “come” della vita per il semplice fatto che abbiamo rinunciato a confrontarci sui “perché” e a verificare se quello che stiamo facendo o stiamo scegliendo costruisca di più noi stessi e il nostro paese oppure risponda, al contrario, ad un rigido schema che continuamente si ripete e che ha – come suo punto di forza – il fatto di non ascoltare più i bisogni che abbiamo dentro e che ci rendono persone.

 

Per questo la risposta migliore alla domanda “come sta l’Italia” è un’altra domanda, più radicale e più decisiva: come stai tu?

 

*docente coordinatore del progetto “Sharing”