#ShareTheStory/ Il Paese della Pioggia, Capitolo Quarto

di Alberto Zali

– Bentornati con ShareTheStory, la rubrica di Sharing che consente a tutti coloro che hanno una storia o un racconto nel cassetto di pubblicarlo direttamente sul nostro sito! Oggi vi proponiamo la lettura del terzo capitolo de “Il Paese della Pioggia”, libro inedito di Alberto Zali, di cui precedentemente abbiamo pubblicato Prologo, Capitolo PrimoCapitolo Secondo e Capitolo Terzo. Non dimenticate di mandarci anche le vostre storie. Buona lettura!

 

Le persone sono un po’ come le foglie degli alberi… alcune vanno via col vento, altre non si staccheranno mai.

 

Il rumore dei passi si mescola con quello della voce dei due uomini. Alla paura di essere scovato si aggiunge un misto di emozioni e sensazioni difficili da definire persino da chi le vive sulla propria pelle. Agitazione, frenesia, adrenalina, voglia di fuggire, di fare la prima mossa e di azzerare tutta la tensione accumulata. Ma queste sono le emozioni del primo momento, attenuante dalla poca esperienza, dal non aver mai vissuto sulla propria pelle una così terribile esperienza. Poi subentra la consapevolezza. Niente è peggio dell’essere preda e non sapere dove fuggire, e avere il fiato del predatore proprio sopra il collo. Non riesci più a pensare, gli istinti di sopravvivenza, gli istinti animali si impossessano dell’uomo e lo fanno bestia, e questo si fa a sua volta predatore. E niente è peggio di una preda sdentata che cerchi di azzannare un leone, di una preda senza unghie che cerchi di graffiare una lince. Cos’era meglio fare? Lasciarsi trasportare dalla disperazione, come un fiume in piena che tutto travolge, andando incontro a due uomini armati, o aspettare che tutto si fosse calmato, confidando di non essere trovato?

 

Eccoli, li sento, sono qui, proprio sopra di me. Sento il loro respiro che mi incalza, sento il mio respiro incredibilmente pesante, il cuore che accelera e batte, e batte, e batte sempre più forte. Ogni colpo che percuote il tamburo è uno squarcio, un lampo, un tuono e una burrasca che si insinua nelle vene, nei nervi e nel corpo. Un corpo che mi pare oramai un pezzo di legno duro, privo di anima. Vorrei poterlo zittire, vorrei poter mettere a tacere questa baraonda che mi fracassa ogni singolo osso, quella melodia scomposta che si viene a creare quando il respiro e i battiti del cuore si uniscono a formare un qualcosa di indistinto, un qualcosa che è terrore, terrore puro. Ed è un terrore diverso da quello provato davanti al cinghiale che ho incontrato prima di arrivare al villaggio di Teresa. Questa volta il predatore è più grosso, più pericoloso, più cattivo. Non so dove sono nascosto, da che parte sarebbe meglio scappare e quando farlo. I colori, non vedo più i colori. Vedo solo i suoni dell’inquietudine. È tutto grigio. I cespugli sono grigi, gli alberi, la pioggia bianca è grigia, e non fa più tanto freddo. Il silenzio è grigio, e i respiri sono rossi, e i battiti sono del colore della lava viva. Sento un qualcosa che si sposta, lo fa senza sosta, e mi incalza e non riesco più a pensare lucidamente. Non so se siano foglie.  un fruscio tendente al verde scuro che si fa sempre più scuro, finché non esplode in un arcobaleno di colori forti, aggressivi, in cui il rosso la fa sempre da padrone. E capisco che mi hanno trovato.

 

Non pensavo che facesse tutto questo freddo da queste parti. A ripensarci avrei dovuto prendermi qualche bel maglione pesante prima di venire qui. Accidenti a me e ai miei colpi di testa, sarà meglio tornare indietro… ma no, che dico! Mio padre sarà infuriato, lo farò prima preoccupare un po’, così i sensi di colpa prenderanno il sopravvento sulla rabbia. Chissà dove sto andando… non mi ero mai spinta così lontano, mai avevo varcato i confini del villaggio. Beh, in realtà quando c’era ancora la mamma facevamo spesso lunghe gite nei boschi e ci spingevamo persino ai piedi delle montagne. Ma a dir la verità non ricordo quasi nulla, sarà che ero troppo piccola. Sento una sorta di nostalgia per quei momenti. Anche io come la mamma avevo una gran voglia di vedere il mondo intorno a me. E ora sono grande, non mi lascerò più imporre alcun divieto. L’unica cosa che voglio è essere libera, indipendente. Papà dice che ho questi pensieri per via della scomparsa della mamma. Ma a me l’assenza della mamma non provoca la sofferenza che causa al papà. Ci ho vissuto tutti questi anni senza … L’unico problema è che papà non ha mai superato il trauma della sua scomparsa.  per questo che a volte è veramente insopportabile. Io invece me ne sono fatta una ragione. E poi se ci avesse voluto veramente bene non ci avrebbe abbandonato… non avrebbe abbandonato la propria famiglia per andare, beh non so neanche dove sia andata. Corro, corro per coprire i pensieri, corro come quello straniero in mezzo alla folla. Sento gli insulti che si alzano contro di lui, e penso a come mi sentirei se a ricevere quegli insulti fossi io. Ma non sono io l’intrusa e questo mi basta. Io non corro per fuggire da qualcuno, io non ho persone che mi puntino il dito contro. Non ho bisogno di correre. Corro perché ne ho voglia e perché mi aiuta a sopire i miei pensieri. Non voglio fuggire dai pensieri, semplicemente non ho voglia di tenerli con me. I pensieri portano l’uomo a inseguire i propri sogni e i desideri portano all’infelicità. Se la mamma non avesse inseguito i propri sogni… corro più veloce che posso, corro, corro e ancora corro… Non devo pensare. E sono ore che mi sembra di correre, ore che ho la sensazione di essermi smarrita, di essermi smarrita da sempre.

 

“Chi va là! Ragazzo, so che sei qua, vieni fuori o sparo” tuona l’uomo. Ha un modo di fare rozzo ma il suo aspetto è buffo. È bassetto, tarchiato, e col volto suino. È tutto intabarrato in un mantello lungo il doppio di lui e di qualità infima, e rischia di inciampare ad ogni passo. L’ho già visto, sicuro, solo non ne ricordo il nome. Io non mi fratto con il popolino, specialmente se si tratta di balordi. È un cacciatore, sicuro. “Ho detto di saltare fuori!” ribadisce il cacciatore. Il suo volto è contorto in una espressione di furore, che a me pare del tutto ingiustificato. L’uomo è spinto dalla sola voglia di sporcarsi le mani di sangue, come la maggior parte dei cacciatori giù al villaggio. Bestie ignoranti che provano felicità nell’uccidere animali e, nel caso, anche i loro simili. E in qualche modo avverto che il suo furore è malvagità pura, follia, smania di uccidere per sentirsi uomo. Non è furore, il furore è altro, penso io. “Ehi cacciatore! Posa quel fucile se non vuoi che il capo ti faccia saltare le cervella” gli dico, facendo capolino dal mio nascondiglio. Devo stare all’erta, questo è del tutto pazzo mi dico, un pazzo inebriato dal sangue.

 

La canna del fucile, ce l’ho puntata contro. È a pochi centimetri dalla mia testa, è attaccata alla mia testa, è dentro la mia testa. E sparerà dentro la mia testa, lo so. E così salto addosso all’uomo che, distratto da un qualcosa, non si accorge di me.

 

Ivo balzò sull’uomo, che era stato distratto dalla voce di Teresa, atterrandolo con una gomitata al volto. Colpito con violenza, il cacciatore crollò giù all’istante. “Che …” fece per dire mentre cercava di rialzarsi, premendo sul naso con entrambe le mani nel tentativo di arrestare il flusso del sangue. Ivo gli fu di nuovo sopra. Era la bestia che prendeva il sopravvento. Aveva tolto il lucchetto al cancello che la teneva rinchiusa nel più profondo del suo subconscio. E tutta la rabbia, tutta la paura repressa, gli avevano dato denti più aguzzi di un leone per mordere e unghie più affilate di una lince per graffiare. “Aldo! Resisti lo fermo io” urlò l’altro cacciatore mentre si precipitava a dare man forte al compagno e già caricava il fucile. Ma Ivo era già lontano, al sicuro.

 

“Aspetta, tu sei lo straniero che ho curato al villaggio! Cosa sta succedendo, cosa vuol dire tutto questo? Sei un traditore, hai assalito uno dei nostri, sei un mostro…” urlava Teresa, gli occhi sbarrati di fronte al ragazzo sporco di sangue. “Vieni con me se vuoi che ti spieghi” tagliò corto Ivo. “Ah, e potresti anche ringraziarmi per averti tirato fuori dai guai” ansimò la ragazza mentre cercava di tenere il passo di Ivo.