Tutta la forza della relatività

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di Chiara Motta

– Esattamente un secolo fa Albert Einstein, trasformando concetti cardine della fisica classica come spazio e tempo, elaborò la rivoluzionaria “teoria della relatività”. Ma in che cosa consiste? Immaginiamo uno stagno, piatto. Immaginiamo, adesso, di lanciare un sasso nell’acqua. L’impatto provoca nella superficie una serie di increspature che si propagano su di essa: sostituendo lo stagno con lo spazio ed il sasso con un pianeta o un buco nero riusciamo ad avere un’idea (molto semplificata) della teoria. Spazio e tempo, quindi, sono relativi: sono in grado di curvare ed alterarsi a seconda della massa che è stata “lanciata nello stagno”. Le increspature dell’acqua sono increspature del tessuto spazio-temporale: le famose onde gravitazionali. Dopo cento anni dalla formulazione della teoria sono state finalmente osservate dal “Laser Interferometer Gravitational-wave Observatory” (LIGO). Lo studio è stato possibile grazie ad una collaborazione fra molti istituti scientifici, in cui gli italiani hanno avuto un ruolo di spicco. Si tratta di una scoperta rivoluzionaria, probabilmente la più importante del nostro tempo: si aprono le porte a nuovi campi di ricerca e la visione dell’universo non sarà mai più la stessa. Ma quali sono le conseguenze nell’immediato? Nessuna, a quanto pare. L’impatto delle scoperte scientifiche, infatti, si sente dopo molto tempo: è però probabile che, tra qualche secolo, il progresso si tramuti in quello che oggi chiamiamo fantascienza. Non ci resta che ammirare ed apprezzare la bellezza del cosmo, infinito, sorprendente ed affascinante.

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