Umberto Eco, uno sguardo che ci mancherà 

 di Veronica Arnoldi

-Ci ha lasciato a 84 anni uno scrittore, un saggista, un semiologo, un docente universitario, il più letterato dei sognatori. Umberto Eco è sempre stato un uomo curioso, dalla mente aperta, dedito alla vita accademica e non solo.

Il suo apporto alla storia culturale italiana è stato davvero notevole in diversi ambiti. Come autore, lo ricordiamo principalmente per il suo romanzo “Il nome della rosa” edito dalla casa editrice Bompiani nel 1980 che lo ha reso conosciutissimo in Italia e soprattutto all’estero. Grazie a lui che scriveva ciò che mai un lettore si sarebbe aspettato, abbiamo assistito ad un definitivo distaccamento da un sistema vecchio e accademico . Il suo ultimo libro, che uscirà a maggio, intitolato “pape satàn aleppe” parla del tema della società liquida e dei suoi sintomi e raccoglie tutte le sue “bustine di Minerva” (rubriche che scriveva per L’Espresso) dal 2000 ad oggi delle quali l’ultima è del 27 gennaio trattante la mostra sul dipinto “Il bacio” di Hayez. Non vediamo l’ora di leggerlo per ricordare questo uomo così speciale che ci ha lasciato orfani della sua intelligenza e della sua straordinaria capacità di comunicare con le masse e di convincere noi giovani che i classici che al liceo tanto detestiamo in realtà “allungano la vita” e che la nostra scuola debba basarsi non sul “dover sapere” ma sul “voler sapere”. Resterà nella nostra memoria come lo abbiamo visto a Settembre al Festival della comunicazione di Camogli: con indosso il suo Borsalino, il sigaro apparentemente spento, il bastone e uno sguardo partecipe e giovane nonostante l’età.

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