Parola di ministro: ecco la scuola che verrà

di Alice Bafico

– Il 6 febbraio è uscita sul giornale “La Repubblica” un’intervista della Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, in merito ai cambiamenti che vorrebbe apportare ai vari gradi della scuola italiana e alle diverse problematiche nate durante i primi mesi del suo incarico. Noi di Sharing abbiamo deciso di studiare accuratamente le sue parole per vedere cos’è successo oltre un mese dopo. 

L’intervistatore, il giornalista Corrado Zunino, parte subito in attacco parlando dello scomodo problema degli studenti italiani che – secondo molti docenti universitari – hanno difficoltà nell’esprimersi e sottolineando il dissenso dei professori nel vedere quasi un’assenteismo politico di fronte a questa situazione.
La ministra risponde così: ”Me ne accorgo tutti i giorni e ne avevo consapevolezza prima di diventare ministra. Non ci sono solo studenti così, intendiamoci. Un po’ di cose le stiamo organizzando, altre sono state fatte nel recente passato. Non siamo all’anno zero. Con 180 milioni del Programma nazionale rafforzeremo le competenze di base e combatteremo le disuguaglianze. Da sette stagioni il sistema delle Olimpiadi d’italiano porta nuovi studenti a impegnarsi per eccellere. Quest’anno si sono iscritti in cinquantasettemila, erano meno di quindicimila nel 2014″.

Aggiunge che anche le università devono farsi carico di queste lacune, che il Ministero non può farlo da solo. Ha certamente ragione, bisognerebbe spartire le responsabilità e creare dei ponti di comunicazione – vera – fra Governo e Università, dove i problemi non solo vengono esposti, ma si cerca un rimedio pratico subito. Da un punto di vista esterno, come si può pretendere che le Università, o la scuola in generale, gestisca gran parte del lavoro quando la situazione politica è così precaria: non si hanno direttive precise e le riforme effettuate fanno scaturire litigi anche solamente al pronunciarle.

Il giornalista non perde colpi e chiede in maniera schietta quali siano i punti di crisi nel percorso scolastico italiano e in quanto tempo si riuscirà ad intervenire. La Fedeli, che le risposte le ha sempre pronte, afferma:
“La scuola media, un problema conosciuto. Le elementari, in Italia, funzionano. È alle medie che dobbiamo far crescere la lettura, la scrittura, la capacità di sintesi. I nostri docenti delle superiori e gli esperti dell’Invalsi ci aiuteranno a capire. Abbiamo due deleghe aperte in Parlamento, sistema di valutazione e reclutamento. Se saremo rapidi si possono fare miglioramenti per metà marzo”.

E qui si toccano due ‘taboo’ del nostro sistema scolastico: la scuola media, appunto, ormai ritenuta da molti – quasi tutti – molto problematica, tant’è che la stessa ministra lo ammette. L’altro, sono gli Invalsi, le temute prove assegnate dal ministero, di cui – in tutta onestà – molti alunni e professori non ne capiscono l’utilità. Possibile quindi che la Fedeli voglia cercare una soluzione per l’organizzazione delle medie proprio con le Invalsi? Il problema che più frequentemente viene chiamato in causa quando si parla della scuola media è che i bambini – quasi adolescenti – entrano ed escono che sono troppi piccoli per comprendere cosa gli aspetta una volta iniziato, ma anche finito, questo percorso.

L’intervista non perde il tono punzecchiante neanche alle fine, quando il giornalista s’informa sui primi mesi da Ministro della Fedeli {ha iniziato l’incarico il 12 dicembre 2016, ndr} per poi chiederle dei “prossimi miglioramenti”, accennando con fare canzonatorio alla Riforma della Buona Scuola. Lei risponde decisa: “Difficili, faticosi. Ho guardato tutti i dossier aperti, li ho approfonditi con il dialogo, il più possibile li ho condivisi. Molte cose impostate dalla Buona scuola restano giuste, sto cercando di realizzarle con i necessari miglioramenti. A maggio faremo una conferenza europea sull’adolescenza e, comunque, lavoriamo per avere tutti gli insegnanti necessari in classe a settembre.”

Non facciamo fatica a credere alla Fedeli: il suo incarico è iniziato in un periodo delicato sia nella politica in generale sia nell’ambiente della scuola, dove tutti si aspettavano una bocciatura definitiva della Buona Scuola. Non dimentichiamo neanche lo scandalo che ha avuto affrontare sul suo titolo di studio, di cui abbiamo sentito parlare per settimane. Ma è proprio la sua ultima frase che ci riguarda da vicino: sappiamo tutti come la Buona Scuola ha segnato il corpo dei docenti e come questi ultimi anni siano stati un vero e proprio caos per loro e di conseguenza, anche per noi studenti. Ciò che ci auguriamo è di poter ottenere delle “piccole”, grandi vittorie con il prossimo anno scolastico: la continuità fra un docente e una classe, almeno nel triennio, è sicuramente fra queste. Valeria Fedeli ha promesso, il 6 febbraio, di star lavorando perché ciò avvenga, a Settembre, ma noi di Sharing vi terremo aggiornati già da molto prima.

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