Gli uomini che verranno incontrano il loro regista

di Alberto Zali e Alessandro Torre
 
– Venerdì 13 gennaio il celebre regista Giorgio Diritti ha tenuto una conferenza con un gruppo di studenti del liceo Davigo-Nicoloso – tutti quanti facenti parte del progetto Sharing.school.
 

CHI É GIORGIO DIRITTI
A questa domanda rispondiamo con un video, realizzato da noi di Sharing.
 
LE PAROLE DI DIRITTI TOCCANO I CUORI DI TUTTI NOI
L’incontro con Diritti è stato molto interessante ma soprattutto importante – ci dice uno dei nostri ragazzi di Sharing.school. Da un regista di rilievo a carattere nazionale non potevamo che aspettarci di uscirne arricchiti da tutti i punti di vista e così è stato. La prima parte dell’incontro si é incentrata sul racconto della sua vita. Il regista ci ha parlato degli incontri che ha avuto con i grandi personaggi del mondo della musica e del cinema italiano. Poi ci ha parlato delle idee da cui sono nati i suoi film. L’ispirazione é venuta da cose semplici, da foto di un passato recente – di soli ottant’anni fa – che tutti però sembrano aver dimenticato. Da lì é nata l’esigenza di comunicare un qualcosa che potesse smuovere gli animi dei giovani. Grazie alla sua testimonianza, abbiamo cominciato a comprendere molti frangenti del suo mondo e la sua visione del passato, del presente e del futuro, che sono strettamente collegati, da l’uno dipende l’altro. É il passato che ha costruito il nostro presente e siamo noi che, nel nostro presente, possiamo cambiare il nostro futuro.
 
MA C’È CHI, FRA NOI RAGAZZI, É SCETTICO SUL SUO FUTURO E SULLA POSSIBILITÀ DI CAMBIARLO
“Il suo film più conosciuto,”L’ Uomo che verrà”, racconta di una Bologna dilaniata dalla Seconda Guerra Mondiale. La situazione attuale dimostra che l’uomo spesso non recepisce nulla dai propri sbagli. Le continue guerre,le ingiustizie e il terrorismo ne sono esempi lampanti”, commenta in tutta sincerità una delle nostre ragazze rivolta a Giorgio Diritti. Ma ecco che è il regista lancia un messaggio di speranza affermando che il futuro passa per le nostre mani e per quelle delle prossime generazioni. Il nostro ospite comprende benissimo il punto di vista della ragazza, ma fa notare che in Europa – a parte la parentesi dei conflitti in Iugoslavia – a seguito della Seconda Guerra Mondiale, le guerre di conquista sono cessate, mentre prima gli stati erano in una situazione di continuo conflitto. Allora forse è vero che dal dolore abbiamo imparato qualcosa. Noi dobbiamo riflettere su ciò che è stato fatto di sbagliato in passato per non replicarlo. É questo che lui ci insegna,a modo suo, coi suoi film. É questo quello per cui noi siamo grati a Diritti ma anche quello per cui questi é grato a noi. Il regista ora sa di essere riuscito nel suo intento e di aver realizzato uno dei suoi sogni: comunicare un messaggio ai giovani e far sì che quel messaggio si insedi nei loro cuori.
 
SI PUÒ IMPARARE DAL DOLORE?
Il dolore insegna a vivere. Quello di Diritti é un messaggio universale e in quanto tale va recepito. Il regista ci parla di qualcosa che non é legato solamente al tema dell’olocausto. Ci parla dell’uomo, l’uomo che verrà, l’uomo che dovrà costruire il futuro, che noi dobbiamo costruire. L’uomo non impara con le parole. Impara coi fatti. Noi non dobbiamo rendere vana la morte di tutti quegli innocenti che, non solo durante la Seconda Guerra Mondiale, ma nel corso della storia, son state massacrate. Il dolore fa soffrire, ma fa anche riflettere. Chi ha conosciuto il dolore fa di tutto per non provarlo mai più. É per questo che le vecchie generazioni tengono tanto all’importanza del ricordo, per evitare che altri soffrano come loro hanno sofferto.
 
ANCHE NOI NEL NOSTRO PICCOLO
conosciamo il dolore. Conosciamo il dolore attraverso le piccole e le grandi sconfitte che la vita ci impartisce. Conosciamo il dolore quando veniamo abbandonati da coloro che ci amano o ancora quando coloro che amiamo non ci amano. Conosciamo dolore e depressione. Al tempo della Seconda Guerra Mondiale non penso che sapessero cosa fosse la depressione. Non ne avevano il tempo. Erano in lotta per la loro sopravvivenza, abbandonati agli istinti. Non potevano permettersi di essere depressi. Per questo molti di noi tendono a pensare che il nostro modo di soffrire sia mille volte più doloroso del loro.
 
MA É VERAMENTE COSÌ?
Il dolore degli Ebrei massacrati durante la Seconda Guerra Mondiale, di tutti gli Italiani che hanno combattuto per la propria patria, la propria libertà e i propri ideali é il dolore di un popolo, un dolore che si protrae nello scorrere del tempo. I superstiti alle stragi, a distanza di decenni, si commuovono e piangono nel raccontare la loro terribile esperienza. La depressione é solo un periodo della nostra vita, un periodo che ci aiuta a metabolizzare il dolore. Loro hanno sofferto senza avere il tempo di chiedersi neppure perché accadesse tutto quello.
Dobbiamo quindi portare loro rispetto e ricordare sempre che sta a noi, nel nostro piccolo, evitare che ciò riaccada. Forse sono solo un numero, forse noi di Sharing.school siamo solo poche piccole gocce in un mare immenso. Ma se tutte le gocce fossero più pulite, più consapevoli, allora quel mare immenso cambierebbe di aspetto e diventerebbe un posto bellissimo in cui nuotare e in cui vivere.