Leggende di Genova, i misteri irrisolti

di Miriam Debarbieri

– La Liguria, Genova e in particolar modo i sui vicoli, gli antichi palazzi nobiliari e le vecchie case popolari ospitano ormai da tempo immemore diverse apparizioni spettrali, presenze del passato nate dalla tradizione popolare e da avvenimenti storici, spesso terminati con sanguinosi omicidi o suicidi disperati. Molto spesso, con occhi stanchi, non riusciamo a vedere le innumerevoli storie scritte tra le case e sui visi delle persone che hanno da sempre abitato i porti della nostra amata regione. Noi abbiamo cercato di raccogliere alcune delle leggende che hanno fatto parte della vita del nostro popolo e le abbiamo racchiuse in queste poche righe:

IL FANTASMA DI BRANCA DORIA

Costui fu un nobile genovese, che visse a cavallo tra il 1200 e il 1300. Personaggio molto controverso, compare nella Divina Commedia nel canto XXXIII dell’inferno, nella terza zona del nono cerchio, la Tolomea, dove sono puniti i traditori degli ospiti. Il Doria, benché non ancora morto, viene collocato da Dante all’inferno, perché le anime dei traditori sprofondano nella Tolomea mentre il loro corpo vaga diventando la dimora del diavolo. Molti testimoni affermano di aver visto il fantasma del nobile con le mani insanguinate aggirarsi per piazza San. Matteo, accanto alla sua casa. Si narra anche che dopo essere entrato all’interno dell’omonima chiesa abbia sporcato di rosso l’ultima colonna di sinistra, e la macchia è visibile ancora oggi!

LA VECCHINA DI VICO DEI LIBRAI

Si narra che nei pressi di Porta Soprana si aggiri il fantasma di un’anziana signora. Costei si limita a chiedere gentilmente ai passanti indicazioni per raggiungere la sua casa in Vico dei Librai, luogo che, purtroppo, non esiste più. L’intera zona fu rasa al suolo nella seconda metà del XX secolo. La vecchia è forse il fantasma più famoso dei vicoli, come dimostrano le svariate testimonianze.

IL BAMBINO DI VIA LUCCOLI

Il nome di questa via deriva dal latino “lucus” o “luculum”, boschetto sacro. Secondo una leggenda, la via fu chiamata così per rendere omaggio alle divinità pagane Camuho e Acca. All’interno di questo bosco, nell’antichità, si compilavano svariati sacrifici umani. Tra queste vittime sacrificali pare ci fosse stato anche un bambino: quello che è passato alla storia come “il bambino di Via Luccoli”. Da quel giorno egli appare alle persone tristi e di malumore assorte nei loro pensieri che passeggiano lungo questa antica via: il bimbo non parla, si limita a sorridere per poi svanire nel nulla lasciando i passanti immersi in una profonda sensazione di gioia e sollievo. Le testimonianze delle apparizioni del giovane “guaritore” non mancano!

LA TRISTE NINA

Anna Schiaffoni Giustiniani morì suicida all’età di 33 anni la sera del 24 aprile 1841. Poco dopo essere divenuta sposa del marchese Stefano Giustiniani, un nobile genovese, intraprese una lunga corrispondenza amorosa con un giovane ufficiale dell’esercito: Camillo Benso. Dopo la decisione di lui di troncare la loro relazione segreta la giovane donna cadde in depressione e, dopo numerosi tentativi di suicidio, riuscì a mettere in atto l’estremo gesto gettandosi da una delle numerose finestre del Palazzo Lercari. Si dice che ogni anno, il 24 di Aprile, sotto la finestra dalla quale Anna si buttò, compaia sul selciato di Via Garibaldi la macchia del suo corpo.

 

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