School Shootings/Il problema americano

di Di Lauro Vittoria Ludovica

 

– Il 18 maggio 2018 è un giorno che rimarrà per sempre impresso nella memoria degli studenti della scuola superiore di Santa Fe, Texas. La scuola è stata teatro dell’ennesima sparatoria avvenuta all’interno di un edificio scolastico: il venerdì in questione, durante la prima lezione della giornata, gli studenti delle due aule di arte hanno incominciato ad udire gli agghiaccianti spari provenienti dalle armi che di lì a poco avrebbero ucciso otto ragazzi, due professori e ferito almeno altre tredici persone. Le forze di polizia sono riuscite ad identificare un sospettato, il diciassettenne Dimitrios Pagourtzis, che è stato immediatamente preso in custodia e sta aspettando di essere processato. I poliziotti hanno anche reperito, disseminati sul perimetro scolastico, diversi ordigni esplosivi e un cocktail molotov, facendo sospettare che il massacro, nella mente dell’assassino, avrebbe effettivamente  dovuto mietere molte più vittime.

 

Dalle mie precedenti parole potrete comprendere che, sfortunatamente, non si tratta di un caso isolato: sarebbero infatti una quarantina gli eventi di questo tipo, 22 dei quali sono terminati in tragedia, e pensate che questi dati si riferiscono solamente a quelli accaduti nelle ultime venti settimane. Per riassumere tutti gli accadimenti precedenti all’ultimissimo propongo questo grafico realizzato da Sara Avallato:

 

In particolare alcuni studenti che frequentano la scuola superiore di Parkland , Florida, arena della sparatoria di Febbraio, hanno deciso di unirsi e, capeggiati dalla diciottenne Emma Gonzalez, hanno creato il gruppo attivista per il controllo sulle armi da fuoco denominato Never Again MSD.

I ragazzi sono riusciti ad organizzarsi con grande tempestività e, il 24 marzo, si è svolta la March For Our Lives che ha preso il primo posto come più grande iniziativa gestita da studenti.

Durante la marcia, studenti provenienti da ogni scuola hanno avuto la possibilità di condividere le loro esperienze, i loro pensieri e le loro richieste riguardo al problema della scarsa regolamentazione delle armi da fuoco nel loro paese.

 

Ciò che ostacola la limitazione ed il controllo di questi  pericolosi oggetti, è la potentissima NRA, ovvero la National Rifle Association, un organizzazione che, pur non essendo a scopo di lucro, vanta come sostenitori numerosi politici, politici che, puntualmente, dopo ogni sparatoria hanno dedicato all’accaduto solamente poche parole, soventemente anche solo il tipico:«thoughts and prayers», senza lasciare neanche intravedere la possibilità di un cambiamento. Un altro espediente utilizzato da coloro che profittano dalla vendita di armi da fuoco, è quello di riferirsi al Secondo Emendamento della Costituzione, in quanto esso dichiara il diritto irrevocabile dei cittadini americani di detenere e portare armi, articolo peraltro considerato da molti uno dei più mal concepiti. Se ci fosse stato un controllo più attento, si sarebbero potuti evitare molti “incidenti”: infatti, per esempio, se prima di consentire a Nikolas Cruz, autore del massacro di Parkland, di acquistare armi da fuoco, si fossero semplicemente controllati dei profili apparentemente innocui come quelli di Facebook o YouTube, si sarebbero potute comprendere le sue intenzioni con un solo sguardo.

 

Logicamente, questa questione va avanti da anni, e vi sono stati numerosi artisti che hanno preso la decisione di rendere noto, attraverso la loro creatività, il bisogno di avere un qualche tipo di limitazione all’acquisto di armi, tra di loro vi è anche il produttore e regista Robert Greenwald che, nel marzo del 2016, ha rilasciato il suo documentario Making a Killing: Guns, Greed and the NRA. L’opera narra, attraverso il racconto delle esperienze di numerosi individui di tutta America, come le armi da fuoco influenzino numerosissime vite e come le aziende produttrici di questo tipo di armi e la NRA siano responsabili di scegliere il silenzio e la continuazione delle tragedie, per amore del denaro.

Se siete interessati a ricevere dei dati più precisi, sentitevi liberi di dare un’occhiata al grafico di Sara Avallato:

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