Giornata della memoria/ La lezione di Heinrich

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di Rossella

– Heinrich Ratjen, un atleta tedesco che vive sotto il governo folle di Hitler, è vittima di un “capriccio” del Nazismo. Una sportiva tedesca, reputata indegna di partecipare al Comitato Olimpico Internazionale per rappresentare il proprio Paese, deve essere sostituita. Perché? Perché è ebrea.
Così, a causa di quelle ingiuste leggi razziali, il Regime Nazista cerca di ingannare la giuria, ed Heinrich viene costretto a diventare Dora Ratjen, per sostituire la donna ebrea. L’atleta raggiunge la finale olimpica ma non vince una medaglia, ottenendo il quarto posto.
È l’eroina nazista del futuro.
Tempo dopo, a un Campionato Europeo, Heinrich-Dora vince la medaglia d’oro con un salto di m 1.70…ma l’inganno si scopre durante la tratta di ritorno a casa. Sul treno Heinrich viene riconosciuto come uomo, e accusato di aver ingannato e tradito il Terzo Reich; accade così che gli vengano revocati tutti i riconoscimenti sportivi. Il Governo dichiara che lo sportivo aveva una malformazione ed è stata questa la ragione per cui non si erano accorti “di nulla”. Ma la verità prima o poi viene fuori, sempre.
In un’intervista del 1966 Heinrich Ratjen confessò che era sempre stato uomo al 100%, e che il Regime ossessionato dal partecipare alle competizioni olimpiche internazionali, pur di candidare qualcuno e vincere, lo aveva obbligato a fingersi donna, per “l’onore e la gloria della Germania”. Questa vicenda è ulteriore conferma dell’enorme orrore che concerne il termine “Nazismo”. Un piccolo esempio di tutto quello che è significato per tutte le persone che sono vissute in quell’epoca. Per arrivare a tanto, ci vuole una perversione mentale non da poco, e l’aspetto più scioccante fu senza dubbio l’impotenza e l’incapacità di opporsi, l’assenza di ribellione. L’arrendersi dinanzi al fascino di Hitler, leader carismatico che ha causato la morte di innumerevoli vittime innocenti; il loro sangue parla ancora dopo anni e, in questo 27 gennaio 2016, è importante ricordare, per non ripetere. Ma non in modo superficiale, bisogna prendere sul serio questa frase, perché gli adulti del domani siamo noi giovani. E chi, se non ognuno di noi, può dimostrare col suo comportamento quotidiano, nel suo piccolo, che aborre ciò che è passato, e crede nell’uguaglianza, nella fratellanza e nell’amore?

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