Il peso dell’ indifferenza

di Camilla Podini

– Aylan e Galip, tre e cinque anni: le immagini dei corpi distesi sulla spiaggia e le testimonianze delle loro esperienze hanno commosso l’Europa intera, tanto da spingere le autorità verso un’apertura nei confronti degli immigrati. A distanza di 9 mesi dal drammatico scatto a Bodrum, una nuova foto sta facendo il giro del mondo: il corpo senza vita di un bambino tenuto stretto tra le braccia di un soccorritore, che afferma: “Aveva meno di un anno. Sembrava una bambola.”
Evidente il contrasto tra la speranza che spinge i giovani africani ad affrontare un pericoloso viaggio nel buio e la realtà che li accoglie in Europa: loro ci identificano con la salvezza e noi li respingiamo; loro sognano condizioni di vita migliori e noi spezziamo loro le ali; loro cercano aiuto e noi costruiamo muri di indifferenza e filo spinato. Ma non esistono barriere in grado di fermare l’impeto di libertà di chi scappa da guerre, ingiustizie e soprusi; non esistono campagne politiche capaci di parlare più forte dell’immagine del corpo senza vita di un innocente bambino in mezzo al mare. Mentre i politici discutono sul destino dei profughi, Aylan, Galip e i loro compagni continuano ad annegare: uomini, donne, adolescenti e neonati inghiottiti dall’acqua e dalla nostra insensibilità.
Coloro che fortunatamente riescono a raggiungere le nostre coste hanno ancora molti ostacoli da superare. L’accoglienza a base di pregiudizi e indifferenza ferisce al pari della violenza delle onde. Essere rifiutati da una società che non offre la pace e il benessere sperato, dopo aver sofferto ore ed ore, schiacciati, al gelo, pregando insieme di approdare sani e salvi sulle coste europee, è motivo di disperazione, miseria e risentimento, che spesso si traducono in atti di vandalismo e piccola criminalità.
Quello che più manca a questa Europa è un cuore pulsante, vivo, aperto, in grado di guardare ai profughi con occhi trasparenti. Disoccupazione, povertà e insoddisfazione, accentuate dalla crisi, ci rendono ciechi e sordi, incapaci di osservare l’orrore dei barconi e di ascoltare le loro grida d’aiuto. Ma per degli adulti troppo diffidenti, troppo spaventati o troppo occupati, l’impegno di giovani volontari e l’innocenza dei bambini sono i due punti principali da cui ripartire. Pensate che ad un bambino infastidisca salire sull’altalena con un coetaneo di colore, costruire un castello di sabbia con l’aiuto di un bimbo nero, o passare l’anno scolastico nel banco vicino ad un compagno africano? È un bambino tra tanti bambini, uguale ma diverso dagli altri, con una storia ed un’esperienza drammatica alle spalle, molto pesante per la sua tenera età. Forse è rimasto orfano, forse ha perso tutti i risparmi, forse ha lasciato una parte di sé su quel barcone, naufragato tra le onde del mar Mediterraneo o abbandonato sulle coste siciliane. Abbandonato come le migliaia di profughi e naufragato come lo spirito di amore ed accoglienza in Europa, in un mare di indifferenza, filo spinato, ed interessi politici.

Il peso dell’ indifferenza

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